Richard Susskind è uno dei massimi esperti di servizi legali ai quali ha dedicato diversi libri. Tra questi il più letto è “Tomorrow’s lawyers” ( pubblicato in Italia da Guerini Next con il titolo “L’avvocato di domani”), giunto alla terza edizione e tradotto in 18 lingue. Da sempre Susskind dedica attenzione ai cambiamenti nella professione forense. «Il modello di riferimento – è solito ripetere l’accademico di Oxford – non si identifica con quello descritto nei legal thriller di John Grisham o nelle storie di Horace Rumpole, protagonista dei racconti di John Mortimer». Secondo il presidente della Society for Computers and Law, il futuro dell’avvocatura ( sotto certi versi coincidente già con il presente) sarà caratterizzato dalla presenza sempre maggiore di tribunali online, dalle attività legali globali basate sull'intelligenza artificiale e dalle start- up dei servizi legali. «Non a caso – dice Susskind - ritengo che “L’avvocato di domani” sia un'introduzione definitiva e aggiornata su quanto riguarderà gli aspiranti avvocati e tutti coloro che vogliono modernizzare e aggiornare i nostri sistemi legali e giudiziari». Susskind è consigliere tecnologico del Lord Chief Justice di Inghilterra e Galles. Pioniere degli studi sull’Intelligenza artificiale negli anni Ottanta ha conseguito il dottorato in IA e giurisprudenza presso il Balliol College di Oxford. Nel 2000 è stato nominato ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla Regina Elisabetta II. Alla fine dello scorso anno Carlo III ha approvato la nomina di Susskind a consigliere onorario del Re.

Professor Susskind, quanto è cambiato il lavoro degli avvocati? Ci sarà una “rivoluzione” nella professione forense?

Finora, il lavoro degli avvocati non è cambiato radicalmente. La tecnologia ha automatizzato le attività legali tradizionali, dallo smaltimento degli arretrati alla revisione dei documenti, e ha migliorato l’efficienza. I nuovi modelli di lavoro, come l'outsourcing e l'offshoring, hanno ridotto i costi. Ma d’ora in poi assisteremo a un cambio di passo. La tecnologia, in particolare l'intelligenza artificiale, svolgerà sempre di più il lavoro degli avvocati. Un cambiamento che richiederà una modifica del modello di business degli studi legali.

Lei ha anticipato alcune trasformazioni nella professione forense. Il suo libro, “L'avvocato di domani”, è stato profetico?

Sono riluttante a prendermi dei meriti. È pur vero, però, che quanto ho previsto nel corso degli anni si è avverato. Mi riferisco, per esempio, all'uso dell'intelligenza artificiale nel diritto, tema già affrontato in “Expert systems in law” del 1988, all'uso diffuso della posta elettronica e della ricerca sul web nel libro “The future of law” del 1996, all’attività dei tribunali online. Senza dimenticare, poi, gli approfondimenti sull’automazione dei documenti e sulla revisione documentale assistita dalla tecnologia. Tutti temi sui quali mi sono soffermato nella prima e nella seconda edizione di “Tomorrow's lawyers”. La terza edizione di questo libro è appena uscita.

Secondo lei, diminuirà la presenza degli avvocati nelle aule dei tribunali?

Sta già accadendo. Durante il Covid, più di 170 paesi hanno organizzato lo svolgimento delle udienze a distanza, principalmente tramite video. In molti paesi si continua ad utilizzare questa modalità tecnologica. I tribunali online lavorano con sempre maggiore frequenza. Si pensi ai casi delle controversie di modesto valore in cui le questioni vengono risolte mediante lo scambio di scritti e con comunicazioni elettroniche, piuttosto che svolgere le udienze in presenza.

L'intelligenza artificiale rivoluzionerà il lavoro degli avvocati? È una minaccia o una alleata?

Non ho dubbi sul fatto che l'intelligenza artificiale trasformerà il lavoro legale. Già in alcuni compiti ben precisi assegnati, come, ad esempio, riassumere, redigere e confrontare documenti, i sistemi di intelligenza artificiale stanno sostituendo gli avvocati più giovani. I sistemi di intelligenza artificiale diventeranno sempre più capaci. Dipende da quale angolo visuale si intende osservare il cambiamento di cui stiamo parlando. Può rappresentare una minaccia per gli avvocati che non sono disposti a cambiare. Ma vengono offerte anche grandi opportunità: gli avvocati possono essere coinvolti e, quindi, essere protagonisti nella costruzione dei sistemi che sostituiscono i vecchi modi di lavorare.

Alcuni osservatori ritengono che l’intelligenza artificiale rischia di colpire la creatività e la capacità argomentativa che caratterizza il lavoro degli avvocati. Cosa ne pensa?

ùSiamo onesti: molto del lavoro che fanno oggi gli avvocati non è creativo. Gli avvocati sono bravissimi nell'elaborare grandi quantità di documenti e dati. Sono eccellenti nell'analisi. In alcuni compiti, ma non in tutti, le macchine sono migliori. I sistemi di intelligenza artificiale non saranno creativi come lo sono gli avvocati, ma saranno in grado di raggiungere i risultati desiderati dai clienti.

Come viene considerato l'arrivo dell'IA nei paesi anglosassoni?

Non vi è alcuna differenza sostanziale nell’approccio nei confronti dell'IA nei diversi tipi di giurisdizioni. Sia nei sistemi di Common law che in quelli di Civil law alcuni avvocati sono entusiasti, altri sono spaventati e molti non hanno ancora avuto il tempo di comprenderne l’impatto nella loro vita professionale.