«Nessun avvocato, nell'ambito della datata inchiesta sulle Ong della Procura di Trapani, è stato mai intercettato né tantomeno, ora, sono stati depositati atti con nomi di avvocati. Altri erano i soggetti attenzionati o indagati ed intercettati.

Esprimiamo, però, sempre e comunque, vicinanza e solidarietà a tutti gli avvocati ed a quanti hanno subito e subiscono offesa, compressione o violazione dei loro diritti nell'espletamento delle rispettive attività professionali». È quanto si legge in una nota del consiglio dell'ordine degli avvocati di Trapani, in riferimento all'inchiesta della procura trapanese che vede intercettati anche alcuni giornalisti. I nomi degli avvocati sono in realtà contenuti nei decreti di intercettazione allegati all’avviso di conclusione delle indagini, così come documentato dal Dubbio: giusto per citare due casi, i dialoghi della giornalista Nancy Porsia con gli avvocati Michele Calantropo e Serena Romano sono riportati quasi integralmente, rispettivamente ai progressivi 1877 e 1892. «Prendiamo atto continua la nota - con soddisfazione, che finalmente anche i giornalisti, di cui taluni sono stati nel tempo cassa di risonanza solo di certe Procure, pubblicando anche impunemente atti e nomi ancora non pubblici, si siano ora accorti di quanto è accaduto ed accade.

Protestiamo vibratamente contro ogni violazione del diritto di difesa e l'incontrollato uso delle intercettazioni e, soprattutto, del contenuto delle stesse. Diritti che, peraltro, sono e rimangono Costituzionalmente garantiti e non violabili da chicchessia, ed invece spesso sono dissacrati. Non consentiremo per il futuro che ciò accada e né che i nomi di avvocati, nella e per la loro attività professionale, vengano assai inopportunamente citati o richiamati in atti processuali di qualsivoglia natura, perché questo non sarà più tollerato dall'Avvocatura».