Continuano a essere durissime le reazioni dell’avvocatura di fronte all’accordo stipulato da 4.100 Comuni italiani con LexCapital, società a cui saranno ceduti i “diritti litigiosi” in capo agli enti, con rinuncia dell’amministrazione una difesa diretta nelle controversie. Il presidente del Cnf Francesco Greco ha fatto notare come l’intesa stravolga «i principi basilari del sistema di tutela dei diritti» e aggiri «la trasparenza nell’affidamento degli incarichi». Gli fanno eco ora l’Unione nazionale avvocati enti pubblici (Unaep) e l’Unione nazionale avvocati amministrativisti (Unaa), con due note che ribadiscono la sostanziale scorrettezza consumata a danno dei principi costituzionali, prima ancora che della professione forense.

Il vicepresidente di Unaep Andrea Magnanelli osserva: «La prima questione delicata, già correttamente stigmatizzata dal presidente Cnf Francesco Greco, è quella della violazione delle disposizioni ( che finalmente stanno per entrare in vigore) sull’equo compenso». Inoltre, fa notare il numero due dell’associazione guidata da Antonella Trentini, «la roboante offerta di tutela gratuita, tanto gratuita non pare: nell’annuncio dell’accordo, si legge che la società privata che acquisisce il credito dal Comune agirà in giudizio sostituendosi all’ente. In caso di vittoria “la maggior parte dei proventi” andrà al Comune e solo la rimanente parte spetterà alla società. Come si vede», osserva Magnanelli, «il servizio è tutt’altro che gratuito e anzi l’accordo integra una forma di patto di quota lite che, come noto, è vietato dall’art. 13, comma 4 della legge 247 del 2012 ( legge professionale). Fra l’altro, l’annuncio si guarda bene dal rendere note le percentuali che vanno al Comune e quelle che la benemerita autrice della sì generosa profferta trattiene per sé. Messa in questi termini, la questione presenta anche il dubbio di una forma di pubblicità non veritiera giacché, si ripete, l’assistenza legale, o per meglio dire il recupero dei crediti non è affatto a costo zero per la Pa mentre diventa un vero affare per chi se ne fa carico. Inoltre, non è chiaro neanche se l’intraprendente società si riservi la possibilità di selezionare i crediti da rilevare. Il finanziamento del contenzioso o “third- party litigation funding”, infatti, che ormai sta cominciando a prendere piede anche in Italia, presuppone, per essere economicamente sostenibile, un’attenta valutazione della meritevolezza della pretesa giudiziale», scrive Magnanelli.

E «se a questo si aggiunge che il contenzioso degli enti pubblici è costituito per almeno il 95% ( ma è una stima in difetto) da cause “passive” in cui è la controparte ad attivare una pretesa relativa a un bene o a un diritto che vanta nei confronti del Comune, ne consegue che l’offerta non risolve affatto il tema della litigiosità degli enti locali, giacché si riferisce a una quota minima dei contenziosi che li coinvolgono e di questa quota minima presumibilmente i Comuni potranno disfarsi solo di quei giudizi dall’esito più probabilmente favorevole, insomma proprio quelli con cui si potrebbe far cassa. In definitiva», conclude il vicepresidente di Unaep «sembra potersi dire che non si sta affatto parlando di tutela gratuita e tanto meno di riduzione o addirittura cancellazione delle controversie che coinvolgono i Comuni. Il tutto, naturalmente, con buona pace dell’aspetto che dovrebbe maggiormente interessare gli enti: il perseguimento del superiore interesse pubblico».

Ed è proprio questo il punto su cui si dirige la nota ancora più severa dell’Unaa sull’intesa fra LexCapital ed enti locali: «Ci riserviamo un adeguato approfondimento, ma la descrizione dell’accordo nelle parole di chi lo ha sottoscritto ne rende già evidente il contrasto con la natura e l’attività degli enti pubblici. È appena il caso di ricordare che a tali enti è attribuita per legge la cura degli interessi pubblici: la loro intera attività, caratterizzata dall’esercizio di poteri amministrativi, è funzionale alla tutela degli interessi pubblici loro affidati.

La difesa in giudizio delle ragioni degli enti pubblici è strettamente legata alla funzione loro attribuita ( che non cessa al momento dell’instaurazione del contenzioso). Rientra dunque tra i compiti di ogni ente pubblico», ricordano gli avvocati amministrativisti, «valutare se e come tutelarsi in giudizio avvalendosi dei propri legali interni o individuando un legale esterno di propria fiducia. Lascia pertanto sconcertati leggere che “LexCapital agirà in giudizio al posto dell’ente”. È francamente imbarazzante», incalza l’Unaa, «che un ente pubblico possa pensare di abdicare alle proprie scelte defensionali per far valere da altri i propri diritti in cambio di una compartecipazione ad eventuali proventi. Il tema non è affatto quello della scelta del legale. Ci si muove invece nell’ottica, completamente diversa, della cessione a privati di propri compiti, visti soltanto sotto il profilo dell’utilità economica e non delle scelte e delle responsabilità ad essi connesse. A quale legali si affidi poi il privato nel seguire il contenzioso, e in forza di quale rapporto, tutto ciò è fuori controllo. L’accordo di cui è stata data notizia traccia dunque una prospettiva non solo priva di trasparenza, ma del tutto sviata perché incurante della correttezza dell’attività amministrativa.

Pensare che “il finanziamento del contenzioso a cura di un privato capace e competente” possa essere», conclude l’Unione degli amministrativisti, «un modo di acquisire un “supporto tecnico legale in maniera gratuita”, come se si avesse a che fare con un filantropo disinteressato, non è solo un peccato d’ingenuità. È dimenticare la propria ragion d’essere».