A poco più di un mese dall’entrata in vigore dell’obbligo di deposito telematico degli atti del processo penale sull’apposita piattaforma - data fatidica il primo gennaio 2024 -, le perplessità e le preoccupazioni degli operatori del diritto si fanno sempre più consistenti. Troppo poco tempo per allestire e rendere operativa l’infrastruttura digitale per un passaggio definitivo, dal cartaceo al digitale, che avvocati e magistrati definiscono epocale.

A ciò si aggiunga una formazione del personale delle cancellerie e degli stessi magistrati iniziata solo poco tempo fa, dallo scorso ottobre, e che rischia di rivelarsi frettolosa. Sono emerse, inoltre, alcune criticità nella procedura di deposito telematico con l’utilizzo dell’applicativo ministeriale. In alcuni casi è stato segnalato che gli atti dei singoli procedimenti risultavano consultabili non solo dal magistrato titolare, ma anche dagli altri colleghi dell’ufficio.
Le tappe che stanno caratterizzando l’esordio definitivo del processo penale telematico (Ppt) sono da sempre oggetto di una attenta valutazione da parte del Consiglio nazionale forense. All’analisi delle implicazioni dei depositi telematici si sono affiancate, già molti mesi fa, alcune proposte dell’avvocatura istituzionale. «L’avvio dal prossimo 1° gennaio del processo penale telematico - dice al Dubbio il presidente del Cnf, Francesco Greco - è un tema estremamente delicato. Detto questo, occorre subito evidenziare che l’avvocatura non è contro il processo penale telematico. Anzi. È uno strumento tecnologico con il quale dobbiamo confrontarci senza patemi, ma dobbiamo pretendere le giuste garanzie di efficienza. Quello che noi vogliamo è che l’applicativo funzioni in modo regolare. Se non abbiamo la certezza che lo strumento operi senza intoppi e in maniera efficiente, è normale che emergano delle preoccupazioni».
Gli avvocati anche questa volta si faranno trovare pronti, al tempo stesso è opportuno che la loro voce venga ascoltata. «Nell’ambito del procedimento penale – afferma Greco – ci troviamo di fronte ad una novità assoluta con la quale l’avvocatura e la magistratura devono continuare a confrontarsi. Siamo molto preoccupati perché il portale presenta tuttora notevoli aspetti problematici. Ci vengono segnalati dai colleghi che già provvedono al deposito telematico, in quanto questa modalità è entrata in vigore nei mesi passati. Chi cerca di utilizzare il portale spesso trova difficoltà ad andare avanti e non riesce a concludere le operazioni. Non è difficile imbattersi in alcuni avvisi di rifiuto di ricezione degli atti che vengono restituiti all’avvocato».
Oltre al grande impegno di studio per la redazione degli atti, l’ansia del deposito. Concludere con successo la procedura sulla piattaforma non è una certezza. «Dato che ciascun avvocato – commenta il presidente del Cnf – si misura con le scadenze, quali momenti finali per il deposito degli atti, il fatto che il portale non abbia ancora adeguatamente testato tutte le sue funzioni e presenti criticità ci preoccupa molto. Non a caso si sono svolti più incontri al ministero della Giustizia per sottolineare e affrontare i problemi che derivano dall’utilizzo degli strumenti telematici».

Da via del Governo Vecchio le proposte sono state diverse. Quella più importante riguarda la prosecuzione dell’utilizzo della posta elettronica certificata. «Abbiamo chiesto – dice il presidente del Cnf - la possibilità di prevedere un ulteriore periodo di rodaggio con la previsione del doppio binario, vale a dire il deposito tramite pec che si affianca al sistema del deposito telematico sul portale. In questo modo gli avvocati che devono depositare gli atti, qualora non dovessero riuscire a finalizzare la procedura, hanno comunque a disposizione uno strumento alternativo che offre una sicurezza. Anche nel processo civile, che da oltre un decennio riguarda le nostre attività, spesso si osservano delle carenze dal punto di vista tecnico. Ecco perché occorre vigilare, affinché il lavoro degli avvocati venga agevolato e non ostacolato».
Greco sottolinea infine l’esigenza di un adeguato addestramento del personale delle cancellerie e dei magistrati sulla nuova piattaforma per i depositi online, considerato che si sta prendendo confidenza con il portale soltanto dalla fine di ottobre: «Assistiamo ad una inesperienza diffusa sull’utilizzo di uno strumento che non è ancora perfettamente funzionante. Di qui la richiesta del Cnf di prorogare almeno fino al 31 dicembre 2024 la possibilità di depositare con le pec in aggiunta al sistema del portale dedicato. Con il mistero della Giustizia, compresa la Dgsia, c’è un confronto aperto, che vede impegnati il Consiglio nazionale forense e le Camere penali. Contiamo di trovare presto la sintesi e un punto di incontro. Tutti condividiamo la necessità che il portale per i depositi sia davvero funzionante. I rischi, in merito ad inconvenienti di varia natura, sono troppo grandi e vanno evitati».