L’avvocatura non ha confini, perché sono i diritti a non averne: appartengono a tutti. È questo il messaggio lanciato dal presidente del Cnf Francesco Greco, che oggi ha accolto una delegazione di colleghi giapponesi presso la sede del Consiglio Nazionale forense a Roma. Il gruppo in visita in Italia è composto da 12 legali provenienti da Tokyo e Osaka in rappresentanza delle tre organizzazioni forensi in cui è suddivisa l’avvocatura della capitale, che comprende quasi la metà dei circa 40mila professionisti giapponesi: La Dai-ichi Tokyo Bar Association, la Daini Tokyo Bar Association e la Tokyo Bar Association.

A illustrare la missione è l’avvocata Yuka Midorikawa, già vicepresidente della Daini Tokyo Bar Association e attualmente membro della sottocommissione speciale per i diritti umani e i media della Federazione nazionale degli ordini degli avvocati giapponesi. Scopo della visita - ha spiegato la legale - è “studiare” l’attività dell’avvocatura italiana, a partire dalle sue articolazioni territoriali fino alla massima istituzione forense, il Cnf. Il risultato della ricerca sarà messo a disposizione dell’avvocatura locale per ulteriori studi e approfondimenti, soprattutto per ciò che riguarda il rapporto tra stampa e diritti umani.

Proprio questo aspetto ha mosso la curiosità della delegazione nei confronti del “modello Dubbio”, un unicum nel panorama editoriale: sia come canale di informazione calato nel mondo della giustizia, sia in quanto espressione dei valori dell’avvocatura e del garantismo. Tutti principi messi in fila dal presidente Greco, che introducendo ai colleghi l’attività del Cnf ha messo in evidenza la funzione sociale dell’avvocatura e la mobilitazione costante sul fronte dei diritti umani. «Il dialogo tra l’avvocatura di tutto il mondo è fondamentale. Per quanto siano diverse le leggi e le consuetudini di ogni paese, noi tutti svolgiamo la stessa attività, che ha come scopo la difesa dei diritti fondamentali delle persone e di tutti i diritti regolati dalle leggi dei singoli stati. Soprattutto in relazione ad alcuni argomenti che riguardano il mondo intero, come l’immigrazione», ha spiegato Greco presentando alla rappresentanza giapponese l’imminente missione a Lampedusa. Il 28 settembre, infatti, una task force di avvocati europei guidata dal presidente del Cnf si recherà sull’isola siciliana per fornire assistenza legale e supporto ai migranti più vulnerabili. Una delegazione di dodici avvocati esperti in diritto dell’immigrazione e in diritto d’asilo provenienti da Francia, Spagna, Olanda, Irlanda, Polonia, Grecia e Cipro visiterà l’hotspot dell’isola siciliana a seguito dei numerosi sbarchi registrati negli ultimi giorni al fine di sensibilizzare i singoli paesi di provenienza sull’argomento, accendendo i riflettori sulle condizioni in cui i migranti in fuga dai propri paesi sono costretti a vivere. Greco ha sottolineato la necessità di tutelarne i diritti in un’ottica comunitaria, soprattutto per ciò che riguarda i minori non accompagnati. «Diritti di cui l’avvocatura dovrebbe discutere insieme» a livello internazionale, ha sollecitato il presidente Cnf. Che poi ha introdotto gli altri temi al centro dell’incontro tra le due rappresentanze: il gender gap, la condizione economica dei legali, e l’impatto delle nuove tecnologie sulla professione forense.

Del primo punto ha parlato la vicepresidente del Cnf Patrizia Corona, la quale dopo aver illustrato le disparità salariali di cui soffrono ancora le donne, si è detta «ottimista» per la crescita costante della componente femminile all’interno della categoria e degli altri ambiti lavorativi. C’è ancora tanto da fare, ha sottolineato Corona, ma i segnali sono positivi: nonostante gli obblighi di cura gravino ancora principalmente sulle donne, queste hanno guadagnato ruoli apicali in tutti i settori e istituzioni.

Il tesoriere del Cnf Donato di Campli ha condiviso una fotografia dei redditi degli avvocati secondo i dati forniti ogni anno da Cassa Forense e ha annunciato l’implementazione di un portale che possa supportare gli avvocati nel «governare» l’intelligenza artificiale senza «subirne» le conseguenze.

Infine, l’ultimo capitolo dell’incontro è stato dedicato all’attività de Il Dubbio e al rapporto tra media e giustizia. Grande stupore ha suscitato negli avvocati giapponesi il decreto con cui l’Italia ha recepito la direttiva europea sulla presunzione d’innocenza, dal momento - spiega la platea - che in Giappone sarebbe del tutto impossibile immaginare che un magistrato comunichi direttamente con la stampa. Nel paese non c’è una testata che si occupi principalmente di giustizia, ma gli avvocati possono avvalersi di un sito aperto che raccoglie informazioni sul tema.

«È difficile assistere a una gogna preventiva dell’indagato - spiega al Dubbio un legale giapponese -. Ma quando inizia il processo i media ci si possono sguazzare: in quel caso partono subito le diffide degli avvocati ai giornali». Non che le fughe di notizie mirate ad influenzare l’opinione pubblica siano una specialità tutta italiana, capita a Tokyo come altrove. Ma guai, per l’avvocato, a passare carte segrete. E che dire del carcere? «Ormai non sono più sovraffollate come 20 anni fa», spiega lo stesso legale. Il quale ha un solo rammarico: soltanto il 20 per cento degli avvocati, in Giappone, è donna.