Avvocati e magistrati protagonisti, insieme, della giurisdizione. A dirlo Margherita Cassano, prima presidente della Corte di Cassazione e prima donna a ricoprire questo ruolo, che ieri è intervenuta all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio nazionale forense al Maxxi di Roma.

Un intervento molto apprezzato, il suo, con il quale ha ribadito la necessaria collaborazione tra le due “gambe” della giurisdizione, in un clima di reciproco rispetto e di reciproco arricchimento. E tale collaborazione parte proprio dal riconoscimento del ruolo centrale dell’avvocato, che ha il compito di assicurare il rispetto dei valori della Costituzione e di rispondere alla domanda di giustizia dei cittadini, da sottoporre ad un «giudice terzo e imparziale - ha sottolineato - la cui decisione deve essere improntata all'osservanza dell'obbligo di motivazione sancita dall'articolo 111 comma 6». Spetta all’avvocato, ha evidenziato la magistrata, «promuovere l'equilibrio tecnico dell'esercizio del potere giudiziario, l'osservanza delle garanzie del processo, il rispetto della regola del ragionevole dubbio nella ricerca della verità». E nell’ottica di una «moderna concezione della giurisdizione», risulta fondamentale «il contributo dialogico dell'avvocato anche sotto il profilo della organizzazione degli uffici, che assume un'importanza centrale per coniugare qualità, efficacia e tempestività della risposta giudiziaria, intesa come servizio nella consapevolezza della centralità del tempo nella vita della persona». Un richiamo all’esigenza di una giustizia non solo giusta, ma anche veloce. Insieme al giudice, tocca all’avvocato garantire l’attuazione dei valori fondamentali enunciati dalla Costituzione, ha evidenziato, «a partire dalla promozione e dalla tutela effettiva della dignità e della libertà della persona, che debbono essere assicurate anche da rapporti con i mezzi d'informazione in media improntati a rigorosa deontologia professionale». Solo questo lavorare insieme consentirà di rafforzare l'autorevolezza complessiva della giurisdizione, provata dagli scandali degli scorsi anni.

Ma non solo. Cassano ha evidenziato l’importanza della partecipazione dell’avvocatura nei momenti che regolano la vita professionale della magistratura e, dunque, all’interno degli organi da cui dipendono le carriere: consigli giudiziari e Consiglio superiore della magistratura. Argomento che, in passato, ha suscitato aspre polemiche proprio all’interno della magistratura, restia ad accettare che l’avvocatura avesse voce in capitolo nei consigli giudiziari, dove fino a poco tempo fa era riservato solo un diritto di tribuna. L’apporto degli avvocati su tutti i diversi temi dell'ordinamento giudiziario quale espressione del ruolo istituzionale dei Consigli dell'ordine, ha dunque evidenziato, «può fornire un'utile prospettiva culturale esterna e attraverso il reciproco riconoscimento dei rispettivi ruoli rafforzare la cultura della giurisdizione e più in generale la vita democratica. Potremo così recuperare, dopo l'isolamento dovuto al drammatico periodo della pandemia, il significato più profondo di comunità giuridica al servizio del Paese».

La presidente ha citato, in conclusione del proprio intervento, anche le considerazioni di Pietro Calamandrei nella seconda prefazione all’Elogio dei giudici scritto da un avvocato : «L'avvocatura risponde a un interesse essenzialmente pubblico, altrettanto importante quanto quello cui risponde la magistratura. Giudici e avvocati sono ugualmente organi della giustizia, sono servitori ugualmente fedeli dello Stato che affida loro due momenti inseparabili della stessa funzione. Qualsiasi perfezionamento delle leggi processuali rimarrebbe lettera morte laddove, tra i giudici e gli avvocati, non fosse sentita, come legge fondamentale della fisiologia giudiziaria, la inesorabile complementarietà ritmica, come il doppio battito del cuore, delle loro funzioni». Un augurio affinché «la nostra collaborazione possa in avvenire proseguire».