L’estensione del Processo civile telematico ai Giudici di Pace, avviata lo scorso 30 giugno, ha provocato alcune fibrillazioni negli uffici di Rovigo. «Tutto però è stato risolto nel giro di poco tempo, grazie alla fondamentale collaborazione tra avvocatura e magistratura», spiega al Dubbio l’avvocata Laura Massaro, segretario del Coa di Rovigo e responsabile Pari opportunità del Movimento Forense. La stessa esponente dell’Ordine degli avvocati di Rovigo ha voluto smorzare i toni anche rispetto a quanto riportato da alcuni giornali.

Lunedì scorso, con lo svolgimento delle prime udienze davanti al Giudice di Pace di Rovigo, i sistemi che mettono in comunicazione le consolle degli avvocati, delle cancellerie e dei magistrati non hanno dialogato tra loro per un paio di ore. «Si è verificato – dice l’avvocata Massaro - un inconveniente con la firma del Giudice, che non funzionava e che doveva essere operativa già da venerdì 30 giugno. Lunedì mattina la sorpresa: l’impossibilità per il Giudice di Pace di predisporre i verbali telematici. Il Coa di Rovigo, appresa la notizia di questa criticità, si è subito attivato. Mi sono recata personalmente, in quanto delegata dall’Ordine a seguire la piena funzionalità del Pct, e ho parlato con il presidente del Tribunale di Rovigo, Angelo Risi, il quale si è subito mostrato disponibile e si è attivato con la dottoressa Di Francesco della Sezione civile. A quel punto è stato redatto il provvedimento per risolvere i problemi tecnici, in base a quanto previsto dall’articolo 196-quater del Codice di procedura civile, dando atto dei problemi tecnici emerse».

Tutto è stato risolto in poco tempo. L’impossibilità ad operare sul Pct del Giudice di Pace rodigino è stata constatata alle 9 del mattino, dopo un paio d’ore gli inconvenienti sono stati superati grazie al tempestivo intervento del Tribunale consentendo lo svolgimento delle udienze. Ma nell’intervallo tra le 9 e le 11 di lunedì scorso, un avvocato recatosi negli uffici del Giudice di Pace di Rovigo, constatata l’impossibilità a svolgere l’udienza e a riportare la presenza nel verbale, ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, per la precisione della Polizia locale. Si tratta della circostanza, come evidenziano alcuni avvocati del Foro di Rovigo, riportata forse con troppa enfasi dalla stampa locale. «Mentre interveniva la polizia locale – aggiunge Laura Massaro –, arrivava anche il decreto del presidente del Tribunale con il quale si davano disposizioni per superare la momentanea situazione di blocco. La situazione è apparsa subito problematica, in quanto a Rovigo il lunedì è sempre il giorno delle prime udienze. Il maggiore affollamento rispetto al solito ha creato qualche preoccupazione in più. Tutto, mi preme ribadirlo, è stato superato grazie alla collaborazione tra l’Ordine degli avvocati e il presidente del Tribunale. Una sinergia che ha consentito di recuperare i ritardi e di far riprendere il regolare svolgimento delle udienze».

Secondo il presidente del Coa di Milano, Antonino La Lumia, è fondamentale collaborare con le autorità giudiziarie per sostenere e promuovere ogni iniziativa volta allo sviluppo e alla diffusione del processo telematico. «Il mondo giustizia – afferma - non può essere diviso. Condividiamo i principi di base della riforma e stiamo lavorando per un sistema moderno ed efficiente, ma le riforme non sono in sé documenti magici che modificano in un attimo la realtà. Perché la riforma sia operativa occorrono infrastrutture, formazione, investimenti».

Sull’entrata in funzione del Processo civile telematico negli uffici dei Giudici di Pace interviene il coordinatore dell’Organismo congressuale forense, Mario Scialla. «Subito dopo la nostra presa di posizione – commenta -, il ministero della Giustizia ha voluto porre all’attenzione gli interventi messi in campo con la diffusione di un comunicato stampa molto analitico e rassicurante. Siamo consapevoli di quanto realizzato da via Arenula, ma continuo a ribadire che non è sufficiente perché non riesce ad incastrarsi con una realtà poco conosciuta. Mi riferisco alla formazione dei cancellieri, alla consolle dei Giudici di Pace, ai computer utilizzati nei Tribunali. Nelle cancellerie le attrezzature in dotazione, a partire proprio dai computer, non sono certo di ultima generazione. A questo contesto si aggiungano i problemi delle inefficienze a livello complessivo». La notizia che circola, seppur ancora in maniera informale, riguarda il Giudice di Pace del Tribunale di Napoli Nord: da settembre non dovrebbe più trattare nuove cause. Uno smacco per cittadini e avvocati.