«Raccordare e unificare gli elenchi e gli albi dei professionisti esperti in crisi di impresa (gli incaricati dall’autorità giudiziaria per la gestione e il controllo nelle procedure previste nel codice della crisi, i gestori della crisi da sovraindebitamento, gli esperti della composizione negoziata della crisi, i commissari straordinari) per rendere omogenea la formazione obbligatoria e l’aggiornamento». È la richiesta avanzata dal Consiglio nazionale forense e portata, con una lettera, all’attenzione della guardasigilli Marta Cartabia in merito al nuovo codice della crisi e dell’insolvenza, che entrerà in vigore il 15 luglio. Una soluzione prospettata anche in modo da semplificare l’impegno della Scuola superiore della magistratura di redigerne i programmi, e per limitare l’aggravio di oneri a carico dei professionisti, specialmente i più giovani, conseguenti alla obbligatoria partecipazione ai corsi di formazione. Gli emendamenti presentati dal Cnf riguardano gli articoli 356 e 358 del codice, mentre una terza proposta è volta a rendere la procedura di liquidazione controllata attivabile dal solo debitore e non – come previsto dal decreto Insolvency – anche dal pm e dai creditori. «Questo», spiega una nota diffusa dall’istituzione forense, «nell’attuale quadro economico che colpisce gravemente vaste fasce sociali, eviterebbe, da una parte, di trovarsi di fronte a un enorme numero di procedure di difficile gestione per le autorità giudiziali e, dall’altra, a un non trascurabile rischio d’incrementare le probabilità dell’odioso fenomeno della usura». Inoltre è stata sottolineata la parziale incongruenza del regolamento sul funzionamento dell’albo dell’articolo 356 del codice della crisi, contenuto nel decreto del ministero della Giustizia (n.75 del 3 marzo 2022) con le modifiche del codice, intervenute dopo il 3 marzo 2022, che rendono, allo stato, «problematica la cosiddetta prima popolazione dell’albo», conclude il Cnf.