La notizia della scomparsa del penalista Antonio Rossomando, già presidente dell’Ordine degli avvocati di Torino dal 2001 al 2005 e componente della Giunta dell’Unione delle Camere penali, ha provocato tristezza nello spazio del Dubbio al Salone internazionale del libro, durante l’ultima giornata di partecipazione del nostro giornale alla manifestazione culturale che si svolge nel capoluogo piemontese. Tristezza condivisa dai tanti avvocati del Foro torinese che hanno partecipato alle nostre iniziative e collaborato direttamente alla realizzazione di alcuni interessanti incontri. Da qui anche il sentimento di cordoglio nei confronti della vicepresidente del Senato, l’avvocata Anna Rossomando, che, nonostante le condizioni critiche dell’amato padre, ha voluto partecipare a due dibattiti del Dubbio, compreso uno con la Consigliera del Cnf, Daniela Giraudo, sabato scorso, dedicato al manifesto del Consiglio degli Ordini forensi europei ( CCBE) in vista delle prossime elezioni europee.

Una persona d’altri tempi e un eccellente avvocato. Tutti ricordano così Antonio Rossomando, che per molti anni ha diretto uno degli studi più importanti di Torino. Nato a Tropea novant’anni fa, il 1 aprile 1934, Rossomando sin da giovane ha considerato la toga la sua seconda pelle. Prima la laurea in giurisprudenza a Palermo il 16 novembre 1956 ( voto 110/ 110 con lode), poi l’iscrizione all’albo dei praticanti procuratori del Consiglio dell’Ordine di Vibo Valentia il 18 marzo 1957 e lo svolgimento del tirocinio nello studio legale di Gaetano Jannelli. Il primo giuramento il 7 agosto 1957. Il 20 aprile 1959 otterrà il nulla osta per iscriversi al Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Palermo.

La presidente del Coa di Torino, Simona Grabbi, rivolge un pensiero affettuoso alla famiglia dell’avvocato Rossomando e ricorda l’impegno profuso alla guida dell’Ordine Torinese negli anni scorsi. «La nostra gratitudine – afferma Grabbi - si deve non solo a chi ha servito l’istituzione per anni avendo l’onore di poterla rappresentare, ma a chi lo ha fatto lasciando un esempio a noi tutti. Il presidente Rossomando ha voluto fortemente tramandare la storia della nostra istituzione anche nei suoi momenti tragici, come risulta dai verbali dell’epoca».

L’avvocato Mario Napoli, consigliere del Cnf, già presidente del Coa di Torino, ricorda l’appassionato impegno di Rossomando: «È stato un giurista e un uomo di cultura, estimatore anche del lucano Mario Pagano, attento nel tramandare ai colleghi più giovani la storia dell’avvocatura torinese» . E la storia dell’avvocatura torinese annovera pure pagine tristi, come quella dell’assassinio di Fulvio Croce, nel 1977, al quale è stato dedicato il film documentario “Avvocato!”, presentato nei dipartimenti di giurisprudenza e in convegni organizzati in tutta Italia.

«Il nostro presidente - aggiunge Simona Grabbi – ha affrontato cambiamenti rivoluzionari come l’introduzione delle indagini difensive nel procedimento penale e i conseguenti delicati problemi deontologici che ne sono scaturiti: il ruolo del difensore, se pubblico ufficiale. La difficile convivenza del dovere di verità e del dovere di agire sempre e solo nell’interesse del proprio assistito, nostra stella polare».

L’Unione delle Camere penali italiane ricorda con gratitudine Rossomando. «Si è battuto strenuamente – si legge in una nota per la riforma della difesa di ufficio e per la regolamentazione del patrocinio a spese dello Stato. È stato tra i primi ad affrontare i problemi deontologici scaturenti dall’introduzione nel procedimento penale delle indagini difensive. Ma quando si pensa all’avvocato Rossomando la prima cosa che viene in mente è lo strenuo lavoro che ha sempre svolto per la tutela dei valori dell’avvocatura. Ricordava sempre l’importanza del ruolo del difensore nella tutela del proprio assistito: “Gli avvocati devono nel contesto dei fatti gestire la ricerca della prova con alta professionalità, con scrupolo, con correttezza senza facili scorciatoie. Sono in gioco la credibilità della classe forense ed il suo riconoscimento di partecipare a quella cultura della giurisdizione tanto spesso da tutti richiamata».

In un articolo pubblicato quasi vent’anni fa, sul numero di dicembre 2004 de “la Pazienza”, rassegna dell’Ordine degli avvocati di Torino, Antonio Rossomando si soffermò sul valore della toga, che, oggi, è ancora più importante per tutti coloro che la indossano: «Per gli avvocati la toga assume un significato simbolico come elemento di identificazione dei principi e degli ideali della giustizia e al contempo delle tradizioni esclusive dei giudici e degli avvocati. Vi è pertanto un diritto di toga, ma anche un dovere di toga».

I funerali del penalista si terranno domani alle 11 nella chiesa della Gran Madre, a Torino. La camera ardente sarà aperta in via Barbaroux 39, sede del suo studio, dalle 11 alle 18 di oggi.