Anche gli avvocati passeranno dal sistema pensionistico retributivo a quello contributivo (come è già avvenuto per la generalità dei lavoratori), ma a partire dal 2024, e con meccanismi che sono illustrati nel nuovo Regolamento unico della Previdenza forense, presentato stamattina al cinema Barberini di Roma, in un convegno organizzato da Cassa forense. All’evento in cui ha preso la parola il presidente dell’istituto, Valter Militi, ha portato il proprio saluto il guardasigilli Carlo Nordio e hanno partecipato, tra gli altri, la presidente del Cnf Maria Masi e il coordinatore di Ocf Mario Scialla.

Premesso che il Regolamento sulla previdenza degli avvocati deve essere approvato dai ministeri che vigilano sulla Cassa (Lavoro, Giustizia ed Economia), e che per questo motivo non è ancora pubblicato nel sito dell’ente, è il caso di sottolineare come il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo non riguarderà tutti gli iscritti ma solo il 57% degli avvocati, in modo differenziato a seconda degli anni di iscrizione all’istituto. È stato infatti previsto il meccanismo del “pro rata temporis” (mutuato dalla riforma Dini del 1995), che si basa sulla divisione degli iscritti a Cassa forense in 3 categorie:

1) coloro che restano soggetti al vecchio modello retributivo, ossia gli avvocati con iscrizione superiore ai 18 anni a fine 2023, quantificati in 97.000 professionisti;

2) coloro che saranno soggetti a un sistema misto, ovvero i professionisti con anzianità contributiva inferiore ai 18 anni a fine 2023, stimati in 126.800 iscritti;

3) coloro che saranno soggetti al modello contributivo puro, vale a dire gli avvocati che si iscriveranno a Cassa forense a partire da inizio 2024.

Ma non è solo questa la novità della riforma, essendo state introdotte ulteriori modifiche, che riguardano l’intera platea degli iscritti, qui di seguito riportate:

a) aumento dell’aliquota del contributo soggettivo dal 15% al 16% per il 2024 e 2025, e al 17% a partire dal 2026;

b) aumento del “tetto” contributivo a 120.000 euro per il 2024 e 2025, e a 130.000 a partire dal 2026;

c) unificazione del termine per il pagamento della prima rata in autoliquidazione e di quello per l’invio del mod. 5 al 30 settembre di ogni anno;

d) riduzione del contributo minimo soggettivo a 2.200 euro (che va versato fino a un reddito di 13.750 euro, con riferimento all’anno 2024);e) ripristino del contributo minimo integrativo nella misura di 250 euro per garantire il finanziamento dell’assistenza da parte di tutti gli iscritti;

f) aumento dell’aliquota per il contributo modulare volontario dal 10% al 15%, al fine di migliorare gli importi dell’assegno, con conseguente maggior risparmio fiscale;g) aumento dell’aliquota contributiva per i pensionati di vecchiaia che proseguono nell’esercizio della professione, dal 7,5% al 10% (sempre fino al “tetto”), con ripristino dei supplementi di pensione;h) ridefinizione del regime contributivo agevolato per gli iscritti con meno di 35 anni nei primi 8 anni di iscrizione, per cui non è richiesto nessun contributo minimo soggettivo per i primi 4 anni di iscrizione, e per i successivi 4 il minimo è ridotto a metà.

Ma come è nata l’esigenza di questa riforma, e perché proprio ora? «Innanzitutto il quadro demografico della categoria, e la sua tendenza nel futuro ci ha obbligati a intervenire – spiega il presidente Militi – visto che dall’attuale rapporto di 7 iscritti per ogni pensionato si arriverà prima o poi a un valore decisamente più basso, e d’altronde siamo convinti che un intervento tempestivo era più efficace e meno oneroso rispetto a uno effettuato in futuro. Anche le stesse modifiche ad aliquote e importi minimi che questa riforma ha introdotto trovano la loro giustificazione in simulazioni e modelli statistico-economici, che ci hanno permesso di quantificare con precisione la misura degli aumenti dei contributi assicurativi, essendo prioritario l’obiettivo di mantenere in equilibrio il sistema previdenziale degli avvocati».All’evento di oggi è intervenuto, come detto, per un breve saluto, il ministro della Giustizia Nordio, che ha espresso «volontà di collaborare con voi» e «assoluto rispetto per la vostra professione» (ulteriori considerazioni dedicate ieri dal ministro all’avvocatura sono riferite in altro servizio, ndr). Prima del guardasigilli, hanno preso la parola la presidente del Cnf Masi e il coordinatore di Ocf Scialla.

Masi è partita dalla consapevolezza che «la sostenibilità è evidentemente uno di quei limiti che non possono essere superati». Ma ha anche riconosciuto alla riforma previdenziale l’affermazione di due «principi», ovvero «equità e solidarietà. Sembra di cogliere», ha detto il vertice dell’istituzione forense, «uno sguardo attento a categorie quali le donne e i giovani», anche se su questi ultimi «sarà l’Aiga a esprimere una valutazione specifica». Di certo, ha aggiunto Masi, «la proposta è in grado di dimostrare che la gestione privata di Cassa forense è un bene da preservare».

Scialla si è soffermato soprattutto sulla «necessità di informare i colleghi» rispetto ai «contenuti della riforma», impegno a cui «l’Organismo contribuirà anche attraverso la presenza di un rappresentante di Cassa a tutte le nostre assemblee mensili». Ma saranno importanti gli «sportelli informativi, e il contatto che il delegato dell’istituto dovrà avere costantemente col proprio Ordine». Nel merito, dice il coordinatore di Ocf, «è apprezzabile il rispetto dei diritti quesiti, delle aspettative, del principio pro rata temporis. Ora tutti noi dobbiamo avere un atteggiamento leale e andare nella stessa direzione». Di certo l’avvocatura offre un esempio di “responsabilità”. Ora si tratta di verificare se sarà ricambiata, nei propri sforzi, dai decisori politici su terrei in cui, diversamente dalla previdenza, non può fare da sola.