È cominciato ieri ad Ankara, con lo svolgimento della prima udienza dinanzi alla Corte d’appello regionale, il processo di rinvio a carico di 21 avvocati turchi accusati di appartenenza ad associazione terroristica, che si concluderà domani.

Un nuovo processo dopo che gli imputati, che fanno parte di un’associazione di avvocati progressisti, il Chd, erano già stati condannati in primo grado e in appello a pene detentive da oltre sei anni a ben oltre otto anni, per un totale di circa 150 anni di reclusione.

Occorre ricordare come negli scorsi mesi sono finite alla sbarra figure note come Selcuk Kozagacli, (presidente del Chd) che è stato condannato a un totale di 13 anni, Barkin Timtik, sorella di Ebru Timtik, l’avvocata morta in prigione nel 2020 dopo oltre 200 giorni di sciopero della fame, che ha ricevuto un totale di 20 anni e sei mesi, e Oya Aslan, la cui condanna è di 16 anni e sei mesi.

Ora il processo a chi quegli imputati li ha difesi, come spiega Mariarosa Guglielmi, presidente do Medel (Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés). «Una presunzione di “colpevolezza per associazione” che, come sottolineato nel rapporto della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa pubblicato nel 2020, dopo la sua visita in Turchia nel luglio del 2019, ha prodotto molti procedimenti penali a carico di difensori come “estensione” di quelli verso i loro assistiti e l’ammissione come prove a carico di atti relativi all’attività professionale svolta», commenta Guglielmi.

A sostenere gli avvocati incriminati è la Piattaforma per un sistema giudiziario indipendente in Turchia, costituita da quattro associazioni europee di giudici e pubblici ministeri. Oltre a Medel ne fanno parte anche AEAJ ( Association of European Administrative Judges), EAJ ( European Association of Judges) e Judges for Judges.

«Nel richiamare i numerosi principi e documenti internazionali che sottolineano il ruolo cruciale per la democrazia svolto dagli avvocati nel garantire l’equità del sistema giudiziario, nella difesa dei diritti umani e nel portare alla luce le loro violazioni continua Guglielmi - le associazioni giudiziarie hanno sollecitato l’attenzione della comunità internazionale verso i processi di massa oggi in corso ad Ankara e richiesto espressamente la presenza di osservatori alle prossime udienze».

Già due mesi fa, alla conclusione del primo processo farsa, il Consiglio nazionale forense (Cnf) e l’Osservatorio Internazionale degli avvocati in pericolo (OIAD) di cui è vice - presidente il consigliere Francesco Caia, coordinatore della commissione diritti umani del Cnf, avevano denunciano la completa violazione dei diritti della difesa e l’assimilazione odiosa compiuta dal regime tra avvocati e clienti.

«Queste sentenze colpiscono l’indipendenza della giustizia e le regole del diritto, è la stessa democrazia a essere sotto assedio», spiegava un comunicato diffuso dagli osservatori dell’Oiad. Molti dei condannati avevano infatti difeso degli oppositori politici o semplicemente persone accusate di ordire complotti eversivi, o di aver partecipato al tentato golpe del luglio 2016 oppure militanti del partito dei lavoratori curdo ( Pkk) che Ankara considera una formazione terrorista. O ancora dei ragazzi che si scontrarono ruvidamente con la polizia nelle rivolte di Gezi park del 2013.

Oppure i minatori di Soma, l’impianto di carbone esploso nel 2014 causando quasi trecento vittime per la negligenza del governo e del proprietario Alp Gurkan, grande amico di Erdogan, che venne assolto con formula piena.

Insomma un processo allo stato di diritto, che ieri è ricominciato con una nuova tappa, in attesa di nuove, per nulla auspicabili ma purtroppo prevedibili condanne.