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Lutto nell’avvocatura. Un malore improvviso ha stroncato Vincenzo Maria Siniscalchi, già presidente dell’Ordine degli avvocati di Napoli, toga d’oro, parlamentare e componente del Csm. Aveva 92 anni.
A piangerlo non è solo il Foro partenopeo. Siniscalchi è venuto a mancare a Napoli, durante un evento organizzato dall’Anpi al quale stava partecipando pure l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Napoletano di nascita, ma con un legame profondissimo con la Basilicata. Il padre del noto penalista, infatti, era originario della città di Venosa, nel Vulture, in provincia di Potenza.
Vincenzo Maria Siniscalchi ha assistito tanti personaggi famosi. Primo fra tutti Diego Armando Maradona, che si avvalse della difesa del penalista napoletano quando venne accusato di aver ricevuto della droga direttamente dall’Argentina e quando subì la squalifica per doping. Ad avvalersi della difesa tecnica di Siniscalchi anche Franco Califano nel processo Cutolo-Tortora, Gigi Sabani, i registi Tinto Brass e Michelangelo Antonioni. Nel 2020, nel corso di podcast “Spazio Transnazionale”, andato in onda su Radio Radicale, l’avvocato napoletano-lucano ha parlato a lungo del rapporto personale e professionale con il pibe de oro. «Non sono mai stato – disse in quella occasione - un tifoso nel senso professionale della parola. Mi interessavo di calcio in quanto appassionato di cinema sudamericano. I miti popolari che univano passione sportiva e riscatto di alcuni Paesi del Sudamerica mi indussero a dedicare attenzione anche a Maradona. Diego è stato un personaggio esuberante, espansivo, dotato di una grande carica di empatia. Era naturalmente intelligente, nel senso che era in grado di attrarre popolarità».
Numerosi i messaggi di cordoglio e i ricordi. Fabio Viglione rivolge a Vincenzo Siniscalchi parole commosse e di riconoscenza: «L’avvocato Siniscalchi è stato il mio maestro. Nonostante fosse un assoluto fuoriclasse, dotato di capacità oratorie straordinarie, inimitabili e di raffinatissima sensibilità giuridica, faceva dell’umiltà il suo tratto distintivo. Era l’umiltà dei grandi, quella di chi non ha necessità di vivere un’aristocrazia intellettuale escludente, di chi arricchisce le esperienze professionali di quella umanità che conferisce ancora più empatia all’incontro, senza perdere mai in autorevolezza. Il rapporto con gli assistiti, con i colleghi, con i magistrati, veri e propri “trattati di deontologia”. Il suo equilibrio, poi, era proverbiale anche nelle situazioni più turbolente e difficoltose. Un assoluto privilegio ascoltare le sue arringhe, vere e proprie opere di artigianato eccelso, moderne e appassionate».
L’avvocato Nicola Barbuzzi, componente della Camera penale di Basilicata, si sofferma sul legame molto forte tra Siniscalchi e la Basilicata. «Con Vincenzo Siniscalchi - commenta Barbuzzi - l’avvocatura italiana perde uno dei suoi migliori interpreti e Venosa uno dei suoi figli più illustri. Insigne giurista, accademico e uomo di straordinaria umanità, don Vincenzo, come con rispetto lo chiamavo, ha rappresentato un punto di riferimento per intere generazioni di giuristi alle quali non ha mai negato supporto e preziosi consigli. Profondamente appassionato della professione forense, alla quale con devozione ha dedicato sino all’ultimo la sua vita, l’avvocato Siniscalchi è stato in grado di trasfondere anche nella sua esperienza politica il rispetto per l’avversario e la profonda umanità che hanno caratterizzato la sua lunga vita professionale. Il suo esempio è sicuramente un seme fecondo».