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Per far fronte alla carenza di organico, nello specifico a quello dei magistrati giudicanti, il presidente del Tribunale di Roma, Roberto Reali, ha deciso di correre ai ripari con una nuova organizzazione delle udienze. Ne dà notizia il Corriere della Sera nell’edizione romana dello scorso 15 agosto. La data di riferimento è il prossimo 15 ottobre, quando non verranno fissati più nuovi collegi per i processi provenienti dall’udienza preliminare. Nelle intenzioni del presidente Reali, vi è la possibilità per i giudici di proseguire il proprio lavoro senza l’aggiunta di nuovi processi e conseguente affastellamento dei fascicoli, con inevitabile accumulo di lavoro. L’obiettivo è preservare la stessa produttività degli uffici.Vincenzo Comi, presidente della Camera penale di Roma, esprime cautela rispetto al provvedimento di Reali, ed evidenzia che nessun coinvolgimento degli avvocati si è verificato ad oggi. «Leggo – dice il presidente dei penalisti capitolini – del provvedimento solo sul Corriere della Sera. Nessuna comunicazione risulta trasmessa alla Camera penale. Esprimo, comunque, forte preoccupazione per la scelta del presidente del Tribunale, per come si legge nell’articolo, di sospendere la fissazione delle udienze per mancanza di giudici. Si legge infatti che il presidente Reali, ha “scelto di imporre un argine di sei mesi alle udienze collegiali provenienti dalle decisioni dei gip. Dal 15 ottobre in poi non verranno fissati nuovi collegi per i processi provenienti dall’udienza preliminare”». L’avvocato Comi si pone alcune domande, senza nascondere le proprie preoccupazioni: «Cosa diremo ai cittadini imputati, magari innocenti, che aspettano la trattazione del loro processo? Che rimangono appesi con un carico giudiziario pendente e talvolta pregiudizievole per incarichi o concorsi oltre che per le conseguenze umane spesso traumatiche? E alle persone offese che restano in attesa di un giudizio su vicende che spesso incidono macroscopicamente sui loro diritti?». La Camera penale assicura a stretto giro alcune verifiche sul recente provvedimento. «Alla luce di quanto letto – conclude il presidente Comi – approfondiremo e cercheremo di capire, e, una volta accertate le situazioni di pregiudizio, le denunceremo senza se e senza ma. Perché i diritti dei cittadini non sono sacrificabili sull’altare delle statistiche e dell’efficienza della giustizia».