LA PROTESTA DI AMNESTY: «PRECEDENTE PERICOLOSO, A RISCHIO LA LIBERTÀ DI STAMPA»

La magistratura britannica ha formalmente autorizzato l’estradizione negli Usa del fondatore di Wikileaks, Julian Assange. Il giudice capo della Westminster Magistrates’ Court, Paul Goldspring, ha emesso la sentenza di estradizione al termine di un’udienza durata solo sette minuti.

Ora il dossier verrà inviato alla ministra dell’Interno, Priti Patel, alla quale spetta l’ultima decisione e la firma dell’ordine di estradizione di Assange che negli Stati Uniti è accusato di diversi crimini, tra i quali lo spionaggio, per aver pubblicato migliaia di documenti segreti sulle guerra in Iraq ed in Afghanistan nel 2010.

Numerose le reazioni alla decisione della giustizia inglese: «Il Regno Unito è obbligato a non trasferire alcuna persona in un luogo in cui la sua vita o la sua salute sarebbero in pericolo. Il governo di Londra non deve venir meno a questa responsabilità. Gli Usa hanno palesemente dichiarato che cambieranno le condizioni di detenzione di Assange quando lo riterranno opportuno. Questa ammissione rischia fortemente di procurare ad Assange danni irreversibili al suo benessere fisico e psicologico», ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

«L’estradizione di Assange avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome. Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle», ha aggiunto Callamard.

«A questo punto anche altri governi potrebbero sfruttare la stessa strategia giudiziaria per imprigionare giornalisti e mettere il bavaglio alla stampa», ha concluso Callamard.