Si è aperto a Washington il processo a cinque membri della milizia“Oath Keepers” Sono accusati di cospirazione sediziosa per rovesciare il governo degli Stati Uniti

«Se non combatti come all'inferno, non avrai più un paese.» Il 6 gennaio 2021 Donald Trump teneva un infuocato discorso proprio nel giorno in cui Joe Biden, sarebbe stato proclamato presidente degli Stati Uniti. Certo Trump aveva precisato che i cittadini dovevano far sentire la loro voce, pacificamente, marciando fin sotto il Campidoglio, protestando contro quella che da giorni definiva una truffa elettorale non riconoscendone il risultato. Ma l'esortazione a combattere era stata presa in senso ben più letterale da diversi gruppi suprematisti, razzisti, pro armi e probabilmente anche solo da semplici sostenitori del tycoon sconfitto. Tra la folla che assediò e penetrò all'interno del Campidoglio c'erano anche gli Oath Keepers, i cosiddetti Custodi del Giuramento, un'organizzazione di estrema destra armata. Significativamente il suo nome ricalca il giuramento recitato da poliziotti, soldati e altri funzionari al momento di prendere servizio per la prima volta: «sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici, stranieri e nazionali.» Ora però gli Oath Keepers andranno sotto processo, martedì scorso infatti è iniziata la scelta della giuria che dovrà giudicarli in uno dei casi di più alto profilo mai celebrati negli Usa. I miliziani dovranno rispondere ad una serie di accuse gravissime e si tratterà di capire fino a che punto l'assalto al Campidoglio degli Stati Uniti è stato pianificato in anticipo.

Alla sbarra in particolare si troveranno il leader del gruppo, l'ex paracadutista e studente della Law School, Stewart Rhodes, che è imputato, insieme ad altri quattro membri del gruppo, di cospirazione sediziosa e complotto per opporsi al trasferimento del potere presidenziale. Se riconosciuti colpevoli rischiano 20 anni di carcere.

Secondo i pubblici ministeri Rhodes aveva iniziato una campagna per respingere i risultati delle elezioni pochi giorni dopo il voto, mentre le schede erano ancora in fase di conteggio. Il 5 novembre 2020 il fondatore e capo degli Oath Keepers aveva fatto sentire la sua voce su Signal, un'app di messaggistica privata: «Non supereremo tutto questo senza una guerra civile. Troppo tardi. Prepara la tua mente, il tuo corpo, il tuo spirito.» Bisogna ricordare che Biden fu dichiarato vincitore solo il 7 novembre ma già nei due mesi precedenti Rhodes e i suoi avevano acquistato migliaia di dollari di armi e attrezzature, fatto piani logistici e organizzato i membri in unità di stile militare . Il discorso di Trump che si tenne proprio il successivo 6 gennaio sarebbe stato il segnale di avvio per l'assalto armato al Campidoglio.

I custodi del Giuramento si sono dichiarati innocenti ma nei mesi successivi alle violenze sarebbero emerse prove di una pianificazione preliminare e di un potenziale coordinamento tra diversi gruppi. Ad esempio, un filmato girato dal documentarista Nick Quested mostra Rhodes che incontra Enrique Tarrio, leader dei Proud Boys ( un altra formazione armato che sarà giudicato in un procedimento giudiziario il prossimo dicembre), la sera del 5 gennaio 2021.

Anche se non ci sono evidenze che Rhodes sia entrato in Campidoglio il giorno dell'attacco, i pubblici ministeri accusano di ciò altri imputati.

I maggiori indiziati sono infatti Thomas Caldwell, un ex ufficiale della Marina della Virginia e ex agente FBI. Il suo compito sarebbe stato quello di preparare le squadre di Oath Keepers per trasportare rapidamente le armi a Washington. Per l'accusa Caldwell teneva una ' lista della morte' di personaggi pubblici da colpire. A giudizio anche Kelly Meggs, che si vanto su Facebook di creare un'alleanza con Proud Boys e i membri di un altra milizia, i Tre Per cento. Sicuramente invece Kenneth Harrelson, della Florida, ha vagato per la Camera dei Rappresentanti alla ricerca della speaker Nancy Pelosi. Accusata anche Jessica Watkins, una veterana della guerra in Afghanistan, responsabile di aver incoraggiato le persone a spingere contro una fila di agenti di polizia a guardia dell'aula del Senato.

Queste le accuse e gli imputati ma è bene soffermarsi sulla storia degli Oath Keepers.

Di loro si iniziò a parlare già nel 2009 quando apparvero per la prima volta durante una manifestazione commemorativa della Rivoluzione americana a Lexington, nel Massachusetts. Studiosi dell'estremismo armato hanno tenuto d'occhio il gruppo fin da subito perché ben presto i membri hanno iniziato a spuntare nel mezzo di proteste e disordini civili. La caratteristica principale è che gli Oath Keepers concentrano il reclutamento su persone con esperienza militare e giuridica, insieme ad elementi con competenze di primo soccorso.

Eccoli dunque nel 2014 partecipare a uno scontro armato tra un allevatore del Nevada e le forze dell'ordine. Più tardi, sempre in quell'anno gli Oath Keepers furono avvistati a Ferguson, nel Missouri, durante le proteste dopo la morte di un uomo afroamericano, Michael Brown, ucciso da un agente di polizia. In quel caso affermarono che stavano proteggendo gli interessi commerciali nella zona. La strategia del gruppo è stata delineata dai ricercatori del ADL ( l'Anti- Defamation League ( ADL) Center on Extremism) i quali hanno notato l'inserimento in situazioni già tese con l'intento di far aumentare la probabilità di incidenti. Il processo che sta per iniziare ha comunque avuto un effetto, molti membri si sono infatti allontanati dal gruppo, almeno tre si sono dichiarati colpevoli e probabilmente testimonieranno per l'accusa. Ma è emerso anche un elemento molto inquietante che non lascia tranquilli. L ADL infatti sta analizzando una lista, che sarebbe stata ' perduta', di diversi appartenenti agli Oath Keeper.

Tra di essi spiccano i nomi di centinaia di funzionari pubblici statunitensi, agenti di polizia e soldati. Ciò fa pensare a un osservatore come Jon Lewis, ricercatore presso il Programma sull'estremismo della George Washington University, che «anche se gli Oath Keepers dovessero smettere di esistere, anche se il loro marchio e il loro logo scomparissero dalla vista pubblica, la retorica che continua ad alimentare la violenza continuerà ad essere viva.»