«Siamo indignati per quello che succede a poche miglia dalle coste italiane. A bordo di alcune navi di soccorso, per giorni, poco più di mille persone, uomini, donne e bambini stanno in attesa di poter sbarcare in un porto sicuro». Lo scrive in una nota Luciano Scalettari, presidente di ResQ People Saving people. «Sono sopravvissuti alla traversata in mare e, prima ancora, a violenze, stupri, torture. Soccorrerli, assisterli e condurli in un porto sicuro - si legge nella nota - è un obbligo giuridico, non solo un principio etico; le navi di soccorso hanno fatto le prime due cose». La Procura di Catania ha intanto aperto un’inchiesta sulla possibile presenza di scafisti su nave Humanity 1. Le indagini della squadra mobile mirano ad individuare eventuali componenti dell’equipaggio delle due barche soccorse dalla Ong nel Mediterraneo. «Siamo sdegnati - prosegue Scalettari - per la scelta di non prestare assistenza ai naufraghi, alle navi e ai loro equipaggi, che costituisce una violazione del diritto e delle Convenzioni internazionali. Bloccare i sopravvissuti in mare per giorni, su imbarcazioni che sono adatte al soccorso ma non certo a una lunga permanenza a bordo, vuol dire trattarli in modo inumano e degradante. Decidere chi può sbarcare e chi no in base alle condizioni mediche individuali è inaccettabile sotto il profilo etico e da un punto di vista giuridico, perché sono naufraghi ed è un’operazione di ricerca e soccorso: il diritto di scendere a terra in un porto sicuro (e il dovere delle navi di concludere in questo modo l’operazione di soccorso) devono prescindere da ogni caratteristica individuale». «Siamo sconcertati dal tentativo del nostro Governo di trovare il modo per respingere collettivamente queste persone - un’altra violazione degli obblighi internazionali - anziché impegnare ogni sforzo possibile per assisterle, curarle, farle giungere finalmente in un luogo sicuro. Siamo sgomenti per il fatto che giorno dopo giorno, ora dopo ora, si stiano violando gravemente i diritti umani di queste persone». «Sono davvero esseri umani? Quelle 1.075 persone a bordo delle navi attualmente in mare sono davvero donne, bambini, uomini? Ce lo chiediamo perché le nostre istituzioni non li stanno trattando come tali, ossia come persone come noi e con gli stessi nostri diritti», sottolinea ancora Scalettari. «Siamo accanto ai soccorritori, ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio a Humanity 1, con 179 persone soccorse a bordo, Rise Above, con 90 persone soccorse a bordo, Ocean Viking, con 234 persone soccorse a bordo, e Geo Barents, con 572 persone soccorse a bordo», conclude. Nel frattempo è stato ufficialmente firmato per la Geo Barents il divieto di sostare nelle acque italiane, fatto salvo che per le operazioni di soccorso nei confronti dei soggetti più fragili a bordo. A firmare il divieto sono stati il ministro delle Infrastrutture, il ministro dell’Interno e della Difesa. Dei 572 a bordo di Geo Barents, quindi - così per come è stato per la Humanity1 - sbarcheranno a Catania solo i soggetti con condizioni di salute precarie che necessitano di assistenza. A Venezia è intanto andata in scena una protesta da parte di alcuni attivisti della Ong Mediterranea nei confronti del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che stamane partecipava alla cerimonia di insediamento del nuovo Rabbino della Comunità Ebraica. All'uscita del ministro dalla sinagoga, gli attivisti hanno esposto un cartello con la scritta «Fateli sbarcare subito». «È ora di finirla con questa sceneggiata al porto di Catania - ha detto Beppe Caccia - dove ci sono 1.075 persone che chiedono solo di essere sbarcate. Una volta sbarcate, si faranno tutte le operazioni di riconoscimento. Ma la si smetta con una sceneggiata sulla pelle di persone disperate».