Mi ricordo quando era appena arrivato Google – o l’Internet in generale – e pensavamo che saremmo diventati saggi e che avremmo sconfitto l’ignoranza. Eppure ogni volta che succede qualcosa è come se fosse la prima: sorpresa, sdegno, tutto nuovo, tutto come se non esistesse un passato. Ed ecco che Maurizio Gasparri ripresenta la modifica dell’articolo 1 del codice civile – forse l’eterno ritorno è questo. Lo dice anche lui, è una promessa che ha fatto a Carlo Casini, un simbolo. Insomma, se non si prende sul serio manco il presentatore della modifica perché dovremmo farlo noi? In un elenco non esaustivo delle leggi già presentate troviamo alcune meraviglie. In quella dello stesso Gasparri insieme ad altri quasi 4 anni fa, la mia parte preferita è: «Si può dunque attribuire il nome di “bambino” anche all’embrione e al feto umano (“bambino non ancora nato”), così come comunemente si fa per il neonato e il ragazzo che frequenta la scuola materna, le scuole elementari e persino le scuole secondarie. Dunque la Convenzione sui diritti del fanciullo si applica anche al concepito». Applicando lo stesso ragionamento, siamo tutti «persone non ancora morte», ma non divaghiamo. Luca Volontè nel 2008 scrive: «In altri tempi, ad esempio, agli schiavi, ai neri e persino alle donne non veniva riconosciuta la personalità giuridica. Oggi il principio di non discriminazione deve essere riconosciuto nell’ambito delle diverse età e condizioni di una medesima esistenza umana, particolarmente con riferimento alle fasi apparentemente marginali: quella della vita nascente, morente e sofferente». Ma quindi rivediamo anche la morte cerebrale? Poi c’è anche Paola Binetti, con una proposta di legge di iniziativa popolare . «È il testo, breve e pregnante, di una proposta di legge popolare per modificare l’articolo 1 del codice civile attribuendo capacità giuridica al nascituro sin dal concepimento», commenta Avvenire. Dal passato emerge anche una legge del 2001 «a sostegno della famiglia» della Regione Lazio. L’articolo 3 stabilisce che gli interventi sono stabiliti su vari criteri, tra i quali il «numero dei componenti della famiglia ivi compreso il figlio concepito». Chissà come si controlla che il numero dei componenti sia quello giusto. E chissà cosa succede in caso di aborto (spontaneo, per carità). Così come il documento l’embrione come paziente (chissà come fa il consenso informato) firmato da alcuni medici e in cui si possono leggere cose come «l’embrione si dimostra sin da subito protagonista del suo esistere biologico. Si è dinanzi ad un vero e proprio protagonismo biologico, che si manifesta nella precisa dinamica dell’impianto, nell’orientamento dei processi di attivazione genomica dei vari tessuti e organi, nel colloquio biochimico, immunologico e ormonale che caratterizza la placentazione». Mentre qualche giorno fa Papa Francesco nomina Mariana Mazzucato tra i nuovi membri della Pontificia accademia per la vita (se ne accorge quasi solo la Catholic News Agency che titola Pope Francis appoints pro-abortion economist to Pontifical Academy for Life, 18 ottobre 2022) e mentre i buoni si scandalizzano e gonfiano il petto ripetendo che la 194 non si tocca come se avessero fermato dei carrarmati come le mani nude, mi chiedo: l’attribuzione della personalità giuridica agli embrioni – qualsiasi cosa significhi – basterebbe davvero a far saltare la 194? Poi non possiamo essere sicuri di niente, soprattutto delle corrette inferenze, ma se rileggiamo la sentenza della Corte costituzionale del 1975 il bilanciamento tra diritti dà più forza alla donna: «non esiste equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi è già persona, come la madre, e la salvaguardia dell’embrione che persona deve ancora diventare». E se recuperiamo Judith Jarvis Thomson e il suo violinista possiamo perfino aggiungere che non basta considerare l’embrione una persona come noi per vietare l’aborto. E che in caso sono più a rischio tutte le tecniche riproduttive (per ogni nato ci sono moltissimi non nati, e se quei nati sono davvero persone dovremmo correre a vietare tutte le tecniche perché tecniche di sterminio). Pur attribuendo insomma la personalità giuridica agli embrioni – qualsiasi cosa significhi – non possiamo automaticamente inferire che l’aborto sarà vietato (e il passato sembra suggerirci un certo ottimismo) o che peggiorerà un servizio che dipende da chi ti capita, e che è ridotto così mica per le iniziative di Gasparri e di Volontè e di Binetti, ma per la sciatteria e l’accidia di tutti gli altri.