Intervenire sul gas o «qui salta tutto. Di questo passo nessuno pagherà le bollette e sarà il caos sociale». Il leader di Azione Carlo Calenda è convinto che sulla crisi del gas l’Unione europea possa aspettare, l’Italia no. «Uno tsunami si sta per abbattere su famiglie e imprese italiane. Serve un piano immediato», dice l'inventore del Terzo Polo in un'intervista al Messaggero, proponendo uno stanziamento di 40 miliardi in due anni. Per il leader Calenda le coperture ci sono. «Spero che Meloni spieghi di voler neutralizzare le promesse mirabolanti da 180 miliardi di euro di Salvini e Berlusconi» aggiunge. «Il problema non è tanto Meloni quanto le cifre sparate dai suoi alleati. Forza Italia ha fatto campagna al Sud sulle pensioni alle casalinghe. Parliamo di programmi che distruggerebbero i conti dello Stato». Calenda propone che lo Stato italiano metta due paletti: il gas non può costare più di 100 Mwh, l’energia non più di 150 Mwh. «È il tetto minimo per evitare il caos». E poi le infrastrutture, a partire dai rigassificatori di Ravenna e Piombino. «Siamo a un bivio, è ora di scegliere. Come ha chiarito Descalzi, se non costruiamo i rigassificatori e l’impianto di compressione di Sulmona o non diamo mandato all’Eni di avviare gli stoccaggi e fare le stazioni di iniezione, l’anno prossimo non ce la facciamo», conclude Calenda.