I primi schizzi di fango su Giorgia Meloni arrivano da Repubblica. A pochi giorni dalla vittoria elettorale, il giornale fondato da Eugenio Scalfari va infatti a ripescare una vicenda privata che risale a decenni fa. Protagonista è il padre di Meloni che, secondo la ricostruzione di Repubblica, è stato condannato per narcotraffico in Spagna. Parliamo niente meno che del 1997.  Repubblica ricorda anche che la leader di fratelli d'Italia aveva solo 18 anni e che da tempo era stata abbandonata dal padre. LEGGI ANCHE : Giorgia Meloni, la pragmatica idealista cresciuta nel mito di Almirante e della prima Repubblica LEGGI ANCHE: Marcello Veneziani: «Cercheranno di affondare Meloni. Ma lei sarà prudente» 

LA STORIA DEL PADRE DI GIORGIA MELONI

Francesco Meloni,  racconta sempre Repubblica,  si era traferito alle Canaria negli anni '80. Gestiva aziende e ristoranti fino a che nel 1995 venne arrestato con l'accua di narcotrafico: gli trovarono 1500 chilo di hashish mentre era insieme a due figli nati da un'altra relazione.

IL PROCESSO

Meloni, nel corso del processo si prese tutte le colpe del trasferimento della droga dal Marocco alla Spagna, sostenendo di aver fatto quel viaggio trovandosi in grandi difficoltà economiche e di essere stato pagato con 50 milioni di pesetas, e venne condannato. Vennero inoltre condannati anche i figli e il genero di Francesco Meloni, che incassarono una condanna a quattro anni di reclusione, nonostante il padre della leader di FdI avesse giurato che i tre non sapevano nulla di quel carico e dell'affare che aveva fatto con un cittadino di nazionalità marocchina, avendo detto loro che si sarebbero recati in Marocco per un viaggio di piacere

LE PAROLE DI GIORGIA MELONI SUL PADRE

Intervistata dalla trasmissione Belve, la futura premier disse: "Se una bambina di undici anni decide che il padre non lo vuole vedere più e poi lo fa davvero, evidentemente quest'uomo qualcosa ha fatto. Mio padre ha fatto di tutto per non farsi voler bene. Faccio fatica a dire che era una brava persona". La leader di FdI, parlando della morte del genitore, specificò inoltre di non aver provato “né odio né dispiacere". "Non provai nulla. Era come se fosse morto un personaggio della tivù, solo questo. Vuol dire - concluse - che qualcosa di profondissimo si è scavato nell’inconscio di una bambina. E questa sì che è una cosa che mi fa arrabbiare”.