«Chiedo scusa alle donne di Scampia per una frase decontestualizzata ed errata che ho pronunciato; mi riferivo alle donne della criminalità organizzata, alla paura che ho rispetto all’utero in affitto per l’abuso che si può fare del bisogno economico che una donna può avere in aree di disagio». Sembrano passati secoli e invece solo pochi giorni fa Nunzia De Girolamo si scusava per aver detto di essere «assolutamente contraria alla gestazione per altri: ma sono contraria per etero e omosessuali», ha aggiunto, «perché vengo da una regione dove già mi immagino Scampia, dove le donne smettono di spacciare hashish e cominciano a spacciare l’utero, quindi sono terrorizzata dalle storture di questo paese e mi attengo alla Costituzione».

Il meccanismo è il solito: dici una cosa, poi ti scusi (quasi sempre per la ragione sbagliata, quasi sempre scusarsi è sbagliato e di cosa ti scusi visto che lo pensi?) e fai peggio. Intanto non è la prima ad aver associato lo spaccio alle questioni riproduttive. Negli Stati Uniti alcune donne sono state condannate per spaccio o per abuso minorile – cioè donne incinte che hanno assunto alcol o altre sostanze durante la gravidanza (a volte sottoposte a test anche senza consenso, ma non divaghiamo). Poi la cosa grave di quello che ha detto Di Girolamo è un’altra, mica spacciare uteri: è usare l’abuso per vietare e condannare qualcosa. Scusandosi ha chiarito meglio che il suo unico fondamento di condanna è una fallacia, una distrazione: «Per l’abuso che si può fare del bisogno economico che una donna può avere in aree di disagio».

Se ti costringo a mangiare una cosa che ti fa schifo è sbagliato ma non significa che mangiare sia sbagliato. Se ti costringo a sposare qualcuno è sbagliato ma non significa che sposarsi sia sbagliato. Se non è ancora chiaro che cos’è a essere sbagliato, lo dico esplicitamente: è l’abuso a essere sbagliato, che è un po’ una cosa ovvia ma che se parliamo di maternità surrogata sembra bastare a molti. Qualcuno può abusare di qualcun altro, allora condanniamo tutti e a priori, per sicurezza perché non si sa mai. E invece no, non basta come non basta in tutti gli altri casi e quindi ancora dobbiamo dimostrare che – in assenza di coercizione e di abuso – la maternità surrogata è sempre orrenda e mostruosa e immorale. (Non parlo dei nascituri e dei nati perché De Girolamo non l’ha fatto e quindi le deve sembrare sufficiente invocare l’ombra dell’abuso delle gestanti per altri per giustificare la contrarietà.)

L’altro aspetto di questa fallacia è non prendere nemmeno in considerazione che una donna potrebbe sceglierlo. Non tu, no, tu mai. Ma è importante? No. Ciò che importa è se – eliminati gli abusi – ci sia uno spazio in cui tu non lo fai e io, se voglio, sì. Se posso scegliere di pulire il culo agli infermi perché non posso scegliere di fare da utero surrogato? Come? Dite che nessuno sceglie di pulire il culo agli infermi? Potremmo fare una lista di cose e di lavori che nessuno sceglierebbe in un mondo ideale e forse facciamo prima a fare la lista opposta. Ma è forse questa una ragione sufficiente per vietare e scandalizzarsi? Perché l’utero ha questo alone magico? Lo so, perché ci sono la vita e la creazione, ma se siamo convinti che non scegliere davvero sia sempre abuso e dovrebbe essere vietato, mettiamoci comodi perché ci sono tanti reati e tanti divieti da inventare.

Poi mi chiedo: non è che abbiamo fatto tutto questo casino per nulla perché De Girolamo stava solo dicendo che è contraria a farlo lei? Perché in questo caso ovviamente non deve giustificare o dimostrare niente. Ma se la sua pretesa è di condannare moralmente e normativamente, l’indignazione (da qualunque parte arriva) e lo spettro dell’abuso non bastano. Questo non significa che non ci sia un modo per condannare la maternità surrogata o che gli abusi non siano possibili, ma solo che De Girolamo e chi usa questi argomenti fragili non hanno dimostrato quello che volevano dimostrare.