Qualche giorno fa Nello Rossi, direttore della rivista di Magistratura Democratica “Questione giustizia”, ha pubblicato un articolo dal titolo "Md e il caso Tortora. Ma l’errore interroga tutti i magistrati"'.

Perché ha sentito l'esigenza a partire dal quel caso di compiere una “operazione verità” sulla fisionomia di Md?

La tragica vicenda di Enzo Tortora deve essere sempre presente ai cittadini e ai magistrati. Nello scriverne ho voluto rievocare la posizione critica assunta da Md sul processo e sull’operato di alcuni magistrati e le veementi reazioni che suscitò in seno alla corporazione. Per ribadire che il garantismo di Md, spesso investita da polemiche pretestuose, ha radici lontane. Ma mi interessava ancora di più riproporre il tema, spinosissimo, dell’errore nel giudizio penale.

Quando parla di “polemiche pretestuose” si riferisce a quelle di Matteo Renzi?

Anche. Penso al tormentone sul preteso “cordone sanitario” di Md intorno a Renzi e “alle sue idee”. Solo il Dubbio, in una recente intervista, mi ha consentito di sgonfiare questo palloncino. Riportando “esattamente” la mia frase critica sulla visita di Renzi al despota saudita Bin Salman, indicato dall’intelligence americana come il mandante del barbaro omicidio del giornalista Khashoggi. Altri giornali non hanno ritenuto utile porre a Renzi le classiche domande: in che contesto, quando e perché?

Lei scrive: ' L’errore del giudice e l’errore giudiziario sono eventi diversi'. Non tutti gli errori giudiziari dipendono da un errore del giudice?

Tutti gli errori commessi nel processo penale hanno un drammatico impatto su beni fondamentali come la libertà, l’onore, la reputazione. Ed il processo è articolato in tre gradi proprio per ridurre al minimo la possibilità dell’errore. Ma a volte l’errore si ripete sino alla sentenza definitiva perché la disattenzione, la superficialità, lo spirito burocratico che l’hanno generato coinvolgono tutta la catena dei pm e dei giudici ( e magari anche dei difensori). Questo è l’errore giudiziario in senso tecnico: un fallimento del sistema che deve allarmare “tutti” i magistrati, anche quelli che non l’hanno commesso, e che può essere ridotto al minimo solo mettendo in campo un estremo rigore professionale e la cultura del dubbio.

Mille risarcimenti all'anno tra ingiusta detenzione ed errori giudiziari sono fisiologici o patologici?

Benvenuta nel labirinto del nostro processo penale. In altri ordinamenti la decisione del primo giudice o della giuria popolare è immediatamente esecutiva, l’appello solo eventuale, il giudizio di una Corte suprema è una ipotesi eccezionale. È una giustizia più rapida della nostra e che subisce meno smentite. Da noi molti errori vengono accertati nei diversi gradi di giudizio e grazie ai procedimenti di controllo sulle misure cautelari; e questo è un bene. Ma il meccanismo si scarica sulla lunghezza dei processi e questa, a sua volta, può stimolare il ricorso a misure cautelari, che comunque dovrebbero essere sempre applicate con mano tremante.

La sen. Giulia Bongiorno ha stigmatizzato una intercettazione di un vostro iscritto riportata nel libro di Palamara: ' Magistratura democratica è nata con una cultura della corporazione dicendo noi non siamo giudici imparziali, o meglio non siamo degli indifferenti, siamo di parte, siamo dalla parte del più debole perché questo è scritto nella Costituzione non perché questo è una rivoluzione'. In cosa consiste la vostra parzialità?

Potenza dei ruoli! In veste di avvocato la sen. Bongiorno avrebbe avuto vita facile nel demolire quell’intercettazione. Nessun appartenente ad Md direbbe mai che essa è nata “con una cultura della corporazione” ma, se mai, l’esatto contrario. Dunque il maresciallo ha capito male e trascritto peggio. E lo stesso vale per il più sofisticato discorso sulla non indifferenza rispetto ai valori e sulla imparzialità nel giudicare. Se anche fosse vuoto di idee e “atarassico”, un magistrato avrebbe comunque esperienze di vita ( un divorzio, un furto subito, una lite condominiale e così via). E su tutte queste materie potrebbe essere chiamato a giudicare. Quello che si può e si deve pretendere è che il magistrato sappia tendersi verso l’imparzialità all’atto del decidere, facendo la tara del proprio vissuto e delle proprie idee in vista della rigorosa applicazione della legge. Questa consapevole tensione verso l’imparzialità è la più alta prestazione professionale del magistrato.

Lei rivendica che Md "da decenni è il luogo nel quale, con più coerenza e ampiezza di riflessioni, si difendono le garanzie processuali ed i diritti dei cittadini". Gli altri gruppi associativi non lo fanno o lo fanno meno?

Non si tratta di stilare graduatorie. Ma sul terreno del garantismo ribadisco quello che ho detto e sono aperto ad ogni confronto.

Ma voi non siete le famose “toghe rosse” politicizzate in lotta con Silvio Berlusconi?

Detesto la definizione giornalistica di toghe rosse; ma fa troppo caldo per protestare con la necessaria vivacità. Però, sul filo dell’ironia, le regalo una piccola chicca. Da Procuratore aggiunto a Roma ho chiesto, silenziosamente e con la dovuta rapidità, l’archiviazione di una denuncia – infondata - sporta contro l’on. Silvio Berlusconi per il reato di manipolazione del mercato nella vicenda Alitalia. Ho fatto solo il mio dovere; ma conosco pubblici ministeri che hanno tenuto in piedi per anni procedimenti nei confronti di uomini politici e che, quando hanno chiesto, magari tardivamente, l’archiviazione, sono stati colmati di elogi e presentati come campioni della “giustizia giusta”.

Sta parlando di Carlo Nordio e della sua inchiesta su D'Alema?

Personalizzare sarebbe ingiustificato e riduttivo. Parlo di fenomeni, di tendenze. Non è materia di battibecchi stizzosi. Ma su questi temi un dibattito pubblico approfondito, serio e sereno, ci starebbe tutto.

L'Unione Camere penali è mobilitata in difesa del principio di immutabilità del giudice. Concorda che sia un problema quello di essere giudicati da un giudice che non ha raccolto la prova?

È disperante dover rispondere in tre righe a questa domanda. Comunque ci provo. L’immutabilità del giudice o della giuria popolare è un dogma assoluto in un processo immediato e concentrato in poche udienze. Per intenderci quello che si vede nei film americani. Ma quando questa immediatezza è pressocchè impossibile (per il numero dei processi, i carichi di lavoro, i rinvii a lungo termine della udienze etc) il principio dell’immutabilità del giudice può e deve essere ragionevolmente contemperato con altri principi ed esigenze. La sentenza delle Sezioni Unite, Bajrami, ha percorso questa strada, a mio avviso con equilibrio.

Ritiene che il sistema del disciplinare dei magistrati vada cambiato per rendere accessibili a tutti le motivazioni delle archiviazioni in nome di una giustizia sempre più trasparente?

Francamente no. E sono in buona compagnia, se ha presente le pronunce sul punto di Tar e Consiglio di Stato.

Sì, ho presente. Ne ho scritto qualche giorno fa. Prego continui.

I magistrati lavorano immersi nei più aspri conflitti e spesso sono dei parafulmini. Rendere pubblici - attraverso le motivazioni delle archiviazioni - i contenuti di esposti non solo infondati ma spesso solo insinuanti, malevoli, ostili significherebbe aprire in quest’ambito una rincorsa senza fine di polemiche, di ricorsi, controricorsi; e magari di denunce per diffamazione.