Il magistrato Luigi Bobbio, giudice al Tribunale di Nocera Inferiore, quindici anni in Procura, di cui otto in DDA,  ha ricevuto dalla sezione disciplinare del Csm una sanzione pari alla perdita di anzianità di due mesi. Nel 2014 sulla sua pagina Facebook aveva scritto un post in cui  si leggeva: "Carlo Giuliani era una feccia di teppista da strada". Così avrebbe offeso la reputazione del giovane, ucciso da un carabiniere - poi prosciolto per legittima difesa -  nel corso del G8 del 2001. Per questa vicenda Bobbio è stato condannato nel 2016 dal Tribunale di Torre Annunziata a 8 mesi di reclusione (pena sospesa), confermati in appello. La sentenza è stata annullata dalla Cassazione, che ha dichiarato estinto il reato per remissione di querela. Bobbio ha un lungo passato politico: senatore con An, capo di gabinetto della Ministra Meloni, sindaco di Castellammare di Stabia.

Dottor Bobbio, come giudica questo provvedimento nei suoi confronti?

Con il mio difensore faremo sicuramente ricorso in Cassazione. Il provvedimento mi lascia un grande amaro in bocca e rafforza in me la percezione di essere da molti anni malevolmente attenzionato dalla corporazione.

E come mai?

A causa della mia non breve esperienza politica nelle fila della destra e per le mie posizioni a favore di una dura e necessaria riforma dell'ordinamento giudiziario e del potere dei magistrati. Io sono stato l'autore di quello che è passato alla storia come l'emendamento anti-Caselli che gli impedì di diventare Procuratore Nazionale Antimafia. Poi l'esperienza di sindaco di Castellammare di Stabia mi ha messo sotto scacco della Procura e da allora ho la sensazione di non essere trattato benevolmente dai colleghi. Del resto, ancora oggi mi esprimo pubblicamente contro la corporazione e le sue devianze e sostengo, ad esempio, che il tema della separazione delle carriere è ormai superato: va, infatti, attuato l'art.107 della Costituzione con espulsione del PM dall'ordine giudiziario.

Ma tutto questo come avrebbe influito con la sanzione disciplinare?

Partiamo dal fatto che io in primo grado al Tribunale di Torre Annunziata sono stato condannato a 8 mesi di reclusione, con la pena sospesa, da un giudice onorario monocratico senza neanche la prova che lo avessi scritto io quel post, perché sarebbe stata necessaria una rogatoria internazionale.  Otto mesi è una pena assurda e abnorme, che oggi i tribunali non danno nemmeno agli spacciatori, e a me non sono state neanche concesse le attenuanti generiche.

E al Csm?

Dopo Palamara e quello che è emerso il Csm si impegna a sanzionare un magistrato per un post su una vicenda lontana del tempo. Dopo la remissione della querela la sezione avrebbe potuto e forse dovuto rivalutare i fatti e non addirittura infliggermi una sanzione più grave di quella richiesta dalla Procura generale. Tutto questo mi lascia ben più di una perplessità. Non si può accettare di essere condannato da un Consiglio Superiore composto da magistrati che continuano, malgrado gli scandali che lo hanno attraversato, a restare ancorati al vecchio stile. Pensiamo solo alla nomina del Procuratore Nazionale Antimafia: violando una consolidata prassi, hanno votato sia il Procuratore Generale che il Primo Presidente di Cassazione a favore della nomina del collega Melillo che appartiene alla loro stessa corrente. Senza quei due voti, infatti, Melillo sarebbe andato al ballottaggio con Russo e tutto sarebbe cambiato.

Sul merito del post cosa ha da dire? Come si difende?

Quando scrissi quel post ero rientrato in magistratura da circa un anno, dopo 14 anni di fuori ruolo per attività politica ad alto livello. Il consesso civile non mi aveva ancora riconosciuto dal punto di vista sociale nuovamente come magistrato, per un sacco di persone ero ancora un politico. Per cui non condivido l'accusa che con quel post avrei violato il mio dovere di imparzialità: quello che ho scritto non si riferisce poi ad un soggetto politico perché Giuliani non lo era. Inoltre si tratta della manifestazione della libertà del pensiero, tanto più a valle di una serie di processi che avevano prosciolto il carabiniere che aveva cagionato la morte di Giuliani.

Perché scrisse quel post?

Perché a Taranto il giorno prima un cartello con su scritto "Ho ucciso Carlo Giuliani" era stato legato al monumento dei carabinieri nel giorno dei festeggiamenti del bicentenario. Io sono da sempre molto legato all'Arma dei Carabinieri.

Dalla contestazione lei avrebbe leso l'immagine del magistrato.

Sì, ma per farlo hanno dovuto legarlo con l'imparzialità. Ma quest'ultima va valutata in relazione al mio esercizio della funzione giurisdizionale e non era quindi quello il caso. D'altronde, imparzialità non può significare assenza o divieto di opinioni. Lo ha affermato anche la Corte costituzionale.

A rifletterci con il senno di poi non crede che quell'espressione sia stata molto inopportuna al di là del libero pensiero, che è intangibile?

Il senno di poi lascia il tempo che trova...