L’introduzione per gli avvocati dell’obbligo di certificazione dell’assolvimento dell’obbligo vaccinale per accedere ai palazzi di giustizia ha registrato alcune voci critiche che hanno prospettato la violazione del diritto di difesa dei cittadini, che avrebbero in questo modo perso il diritto di scegliersi l’avvocato preferito. Si tratta di una prospettiva errata, sotto vari punti di vista. In primo luogo vale il principio, più volte affermato dalla Corte costituzionale, che tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri. Ne consegue che occorre garantire un continuo e vicendevole bilanciamento tra princìpi e diritti fondamentali, senza pretese di assolutezza per nessuno di essi. A ben vedere del resto neppure isolatamente inteso il diritto alla difesa presuppone e richiede che il cittadino goda di una totale autodeterminazione dei mezzi e dei modi per partecipare al processo, tanto che l’ordinamento neppure consente l’autodifesa ed in ogni caso predetermina una precisa e puntuale disciplina che conforma nel dettaglio l’esercizio di tale diritto e le condizioni nell’ambito del quale il difensore è ammesso ad operare. Il green pass non è che una di queste e neppure la più complessa o difficile da precostituire. Se poi si osserva la questione da una prospettiva più ampia, che riguarda il ruolo dell’avvocato nella società e quindi il suo essere vincolato ad operare non solo come soggetto e portatore di diritti ma anche investito di doveri, primo fra tutti quello di solidarietà nei confronti della collettività, ben ci si avvede che l’aderire alla campagna vaccinale e sostenere tutte le misure messe in campo dal legislatore, per tutelare la salute della popolazione, non è che un’occasione per dare dimostrazione di aver compreso ed essere all’altezza della propria funzione. Vi è infine da tener presente il vincolo alla probità posto dall’art. 9 del codice deontologico forense. L’essere “probo”, se si vuole dare un qualche contenuto di effettività a questa un poco arcaica espressione, altro non vuol dire che sentirsi in dovere, nella situazione in cui ci troviamo a causa della pandemia, di mettere da parte egoismi ed ogni tentazione di autoreferenzialità e sentirsi pienamente coinvolti in uno sforzo collettivo e chiamati ad un sovrappiù di responsabilità nei confronti degli altri. Questo significa il rispondere positivamente alla richiesta di esibire la certificazione verde al momento di accedere ai Palazzi di giustizia. Guido Camera e Umberto Fantigrossi, Presidente e consigliere di Italia StatoDiDiritto