«Informare l’opinione pubblica non è manifestazione della libertà di espressione del magistrato ma è un preciso dovere d’ufficio come più volte affermato anche dalle fonti europee». Lo sottolinea la procura generale della Corte di Cassazione, guidata da Giovanni Salvi, in un comunicato diffuso oggi che dà conto di una nota inviata lo scorso 6 dicembre a tutti gli uffici di procura per «accoglierne esperienze e valutazioni, al fine di raggiungere orientamenti condivisi che diano piena attuazione alla presunzione di innocenza e al rispetto delle vittime e dei testimoni». «La nuova disciplina richiede agli uffici del pubblico ministero un approccio uniforme consapevole al diritto di informazione», ricorda la procura generale, evidenziando che «l’informazione deve essere rispettosa della dignità della persona e dunque degli imputati, delle vittime e di tutti coloro che prendono parte al processo; essa deve essere corretta e non basarsi su canali privilegiati tra magistrati e giornalisti». Al tempo stesso, «l’informazione deve essere tempestiva completa e tale da fornire all’opinione pubblica in maniera aperta e trasparente tutto ciò che è proporzionato alla rilevanza della notizia. Non si può neppure abdicare al dovere di fornire con continuità le informazioni necessarie nelle varie fasi di un procedimento basato sul contraddittorio tra le parti, al fine di evitare - conclude la nota - che questo si trasformi in processo a mezzo stampa o peggio nei salotti televisivi senza che sia possibile una completa conoscenza dei fatti».