Il Consiglio nazionale forense, dopo la proclamazione della scorsa settimana dei nove nuovi consiglieri, ritorna ad essere al completo. Entrano a far parte del Cnf Giovanni Berti Arnoaldi Veli (avvocato del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Bologna), Francesco De Benedittis (avvocato del Coa di Gorizia), Bruno Di Giovanni (avvocato del Coa di Imperia), Francesco Favì (avvocato del Coa di Siracusa), Roberto Laghi (avvocato del Coa di Castrovillari), Vittorio Minervini (avvocato del Coa di Brescia), Francesco Pizzuto (avvocato del Coa di Patti), Giuseppe Sacco (avvocato del Coa di Venezia), e Francesco Emilio Standoli (avvocato del Coa di Terni). Ora si attende il definitivo insediamento che dovrà essere anticipato da apposita pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. L’ingresso dei nove consiglieri è avvenuto a seguito delle elezioni indette dal ministero della Giustizia, svoltesi tra il 1 ed il 15 ottobre scorsi, dopo che la Corte d’appello di Roma si era espressa dichiarando l’ineleggibilità, in riferimento alla norma sul doppio mandato, di otto consiglieri. La sentenza della Corte d’appello ha riguardato anche l’ex presidente del Cnf Andrea Mascherin e il vice Giuseppe Picchioni. Il nono consigliere è stato eletto invece per sostituire Ermanno Baldassarre, dimessosi nello scorso mese marzo, anch’egli membro Cnf.Con la ricomposizione del numero dei Consiglieri, l’organismo che rappresenta l’avvocatura potrà programmare ulteriormente le proprie attività fino alla scadenza naturale del mandato dei suoi componenti. Tanti i temi che il Cnf sta seguendo con attenzione, a partire dalle riforme del processo civile e del processo penale. Interessanti indicazioni sulle linee che verranno seguite da qui ai prossimi mesi sono emerse nel Plenum del Consiglio nazionale forense tenutosi il 2 ed il 3 dicembre scorsi a Reggio Calabria, in concomitanza con l’iniziativa “A Sud della giustizia”. L’evento di quattro giorni fa ha rappresentato l’occasione, come ha sottolineato la presidente facente funzioni del Cnf, Maria Masi, «per dire che i problemi della giustizia vanno affrontati con pragmatismo, come più volte evidenziato in ogni sede». Tra le priorità i problemi strutturali, come il personale amministrativo, il numero dei magistrati, l’adeguamento delle infrastrutture. Molto sentiti anche i temi legati all’edilizia giudiziaria, alla geografia giudiziaria e alla riorganizzazione del lavoro degli avvocati dopo i radicali cambiamenti provocati da quasi due anni di pandemia.