Spettabile Redazione, vi scrivo perché sono stata colpita, per il vero investita, dalla recente bufera sul caso della azienda della provincia di Firenze assistita dallo studio che, a quanto pare, è stato insignito di un premio per la proattività tenuta nella procedura di licenziamento di 430 persone. Ovviamente, non entro nel merito della vicenda, peraltro vagliata dal Tribunale di Firenze con una decisione di antisindacalità del comportamento tenuto dalla società nella procedura. Il che, a mio sommesso parere, avrebbe consigliato allo studio in questione maggior cautela nel replicare alle, pur contestabili per i modi e l’odio delle parole, repliche sui social a tale infelice iniziativa pubblicitaria. Il mio studio assiste, da sempre, le aziende in situazioni quali quelle in esame. Situazioni che meritano, imperativamente, il massimo rispetto per le situazioni umane e personali che dietro ogni licenziamento, a maggior ragione di quelli collettivi, balzano all’evidenza. Nessun licenziamento, tranne evidentemente quelli per giusta causa, ci può lasciare indifferenti. E dietro a ogni procedura ci vantiamo di lunghe riunioni con i clienti per valutare se vi siano alternative o iniziative che consentano i minori danni, a fronte delle pur legittime necessità di una impresa che si trova a dover decidere di dismettere una attività. Dietro ogni procedura c’ è sofferenza, necessaria valutazione delle situazioni collettive e personali, ricerca delle soluzioni alternative, meno dolorose possibili. Il mio studio non prenderà mai un premio, ma francamente di questo mi vanto, perché dietro il mio lavoro, l’attività dei miei soci e collaboratori, c’è sempre stata la ricerca della soluzione meno dolorosa possibile, nel rispetto delle esigenze di difesa del cliente. Peraltro, mi domando se tra le esigenze di difesa non vi sia anche il doveroso obbligo di tutela della riservatezza del cliente, posto che nelle iniziative pubblicitarie di moltissimi studi, ed anche delle società che erogano i premi in questione, si fanno nomi e cenni al merito della attività professionale svolta, il che mi sembra francamente inaccettabile. Non è quello che mi hanno insegnato nei molti anni di studio, pratica a svolgimento dell’attività professionale che conto.