Gianfranco Rotondi, l’ultimo dei democristiani, è un fiume in piena. Racconta di quando una deputata comunista cercò di baciare Berlusconi al Quirinale davanti a un esterrefatto Carlo Azeglio Ciampi, di quando Verdini gli chiese notte tempo di votare per Mattarella nonostante la linea opposta di Forza Italia e infine chiosa: «In politica quando unisci, vinci; quando dividi, declini».

Onorevole Rotondi, partiamo dal suo La variante Dc. Soltanto un libro che racconta la fine della Democrazia cristiana o un manifesto per il futuro?

È un libro di storia. È un racconto di cosa è successo nel ’ 94 visto dall’interno e fatto da uno che abitava a casa del morto. È il racconto di come è terminata una storia e di come ne è continuata un’altra, perché la Dc è finita ma i democristiani hanno continuato a vivere: c’è chi è andato a sinistra, chi a destra, chi a casa. Dà degli spunti, propone tesi e spiega che il punto oggi non è rifare la Dc ma quale partito può prenderne il ruolo.

Magari il suo stesso movimento, Verde è popolare. L’obiettivo è creare una nuova “Balena verde”?

Verde è popolare è una delle possibilità e il libro gli dedica un capitolo. Ma è solo un capitolo, perché tutti quelli finali formulano una serie di ipotesi e ognuno corrisponde a un’ipotesi. Il prossimo partito di massa può essere un partito verde come i verdi tedeschi, ma c’è anche l’ipotesi che l’erede della Dc possa essere il Pd o i Cinque Stelle, ma a destra anche la Lega o Fratelli d’Italia. La conclusione è un po’ amara perché si chiude con le parole di Martinazzoli. L’ultimo segretario della Dc diceva che il popolarismo riguardava una popolazione che non avremmo visto, ma d’altronde anche la vecchiaia è il tempo più bello perché piantiamo degli alberi che non vedremo.

All’epoca della crisi del Conte bis lei propose al presidente del Consiglio di diventare il leader della nuova Dc. Lui non l’ha ascoltata ed è diventato presidente del Movimento. C’è ancora tempo per tornare indietro?

La possibilità non c’è più perché il M5S è la negazione della politica come la intendeva la Dc. L’attimo è ormai passato. Continuo a stimare Conte, che è un democratico cristiano di sinistra. Se si fosse messo alla testa di un governo con i centristi come io avevo in mente, cosa peraltro che sui democristiani fa sempre un suo effetto di persuasione, sarebbe diventato leader di una Dc moderna e lontana da naftaline, polveri e nostalgie.

Ruolo che potrebbe proporre a Enrico Letta, non crede?

Letta è il migliore dei democristiani oggi in campo. Ma tutti i democristiani impegnati nei partiti di oggi profondono tutte le loro energie per far dimenticare di essere stati democristiani. Quindi escludo che un democristiano possa rifare la Dc. Parafrasando Clemenceau direi che la Dc è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai democristiani.

Potrebbe ricrearla un non democristiano, come Matteo Salvini?

Dopo il non expedit e prima ancora della fondazione del partito popolare di Luigi Sturzo, la prima sezione di una formazione politica cattolica è stata fondata in provincia di Frosinone, in Ciociaria. E questa formazione si chiamava Lega delle Leghe. Il popolarismo si radicava nei comuni e quindi la Lega delle Leghe riuniva tutti i movimenti popolari ispirati ai cattolici. Lega è una parola che nasce nel movimento cattolico, poi acquisisce altre forme fino alle ampolle del dio Po. Ma come Conte, ho l’impressione che Salvini abbia lasciato passare il suo attimo. Quando ha fondato la Lega nel Mezzogiorno anziché privilegiare nelle realtà locali la filiera cattolica e popolare ha scelto personaggi di dubbia estrazione legati alla destra. Doveva fare una Lega di “centrosinistra”, nel senso di popolare e socialista, invece si è spostato a destra.

Finisce che l’unica vera erede della Dc è ancora Forza Italia…

Forza Italia è stata l’erede della Dc. È incontestabile. Quando io lo scrivevo nella Discussione negli anni ’ 90 venivo attaccato dai berlusconiani. La Forza Italia di ora vive tuttavia una parabola discendente non dovuta a un minore impegno di Berlusconi, ma a degli errori politici fatti al tempo del Pdl. Quando arrivò quasi al 40 per cento doveva strutturarsi, invece fu spacchettato, si lasciò andar via Meloni e Alfano. Quando in politica unisci, vinci; quando dividi, declini.

Siamo in piena corsa per il Colle: quale ricordo ha rispetto alle folli battaglie nella Dc, storica quella tra Andreotti e Forlani nel 1992?

Ricordo che alcuni parlamentari della Dc dicevano che Andreotti aveva nel cassetto un elenco di parlamentari di sinistra che erano pronti a votare per lui. Ebbene, l’episodio mi ricorda qualche cronaca dei giorni d’oggi.

Una cronaca legata alla pazza idea di Silvio Berlusconi: ha delle possibilità concrete?

Berlusconi ha dei voti nel M5S, nel Pd e persino in Leu. A proposito di questo, vorrei raccontarle un aneddoto.

Prego.

Venti anni fa una deputata comunista mi chiese di presentarle Berlusconi. Eravamo al Quirinale, nel Salone delle Feste, e al centro c’era il presidente Ciampi. La deputata prese Berlusconi in un angolo e cercò di baciarlo. Contrariamente alla sua fama, Berlusconi scappò via. Io consolai l’onorevole, che mi disse: «gli voglio troppo bene, volevo baciarlo». Intervenne anche il cerimoniale per evitare situazioni imbarazzanti. La morale? Non credete alla favola che i comunisti odiano Berlusconi. I comunisti tutti d’un pezzo sanno che Berlusconi è una persona per bene e si fidano di lui.

Anche se sarà oggettivamente complicato. Finirà con l’elezione di Draghi e tutti al voto?

Penso che una delle grandi lezioni del metodo democristiano è che non bisogna mai esaminare le subordinate fino a che è in campo la principale. Cioè eleggere Berlusconi dalla quarta votazione.

Un ricordo più recente legato all’elezione del presidente della Repubblica?

Posso dirle che votai per Mattarella nonostante Forza Italia non sostenesse l’attuale presidente della Repubblica. Lo votai perché lo conoscevo e lo stimavo e in secondo luogo perché me lo chiese per cortesia Denis Verdini la notte prima del voto. Berlusconi allora chiamò Mattarella e gli disse che tanti dei suoi avevano votato per lui. E che in fondo gli faceva piacere.