«Se non si spostano a dopo l’approvazione della manovra le giuste e legittime discussioni che dobbiamo fare sulla migliore soluzione per il Colle ne andrà di mezzo la legge di bilancio e saliranno le tensioni nel Paese». Il segretario del Pd, Enrico Letta, parla del futuro del Paese e del Quirinale in un'intervista alla Stampa. Il ragionamento del numero uno del Nazareno parte dalla situazione pandemica. «Non possiamo permetterci la quarta ondata, perché la fatica sociale del Paese è troppa», dice Letta, sposando la linea della terza dose e della tolleranza zero sui No Vax. Quanto al alla tenuta del governo: «Serve un patto di tutti i leader con Mario Draghi per mettere al sicuro la legge di Bilancio . Subito dopo, cominciamo a parlare dell’elezione del nuovo capo dello Stato». Per Letta nella maggiornaza c’è «uno sfilacciamento in corso che temo moltissimo, perché in questo momento c’è bisogno dell’opposto. Un’assunzione di responsabilità delle forze politiche a sostegno di Draghi. Un patto tra i partiti che sostengono questo governo. Propongo un incontro di tutti i leader della maggioranza con il premier perché questo accordo sia formalizzato: blindiamo la manovra e gli aggiustamenti necessari che concorderemo insieme in Parlamento. Ognuno rinunci alla sua bandiera per un risultato condiviso da tutti». Quanto alla legge di Bilancio, Letta aggiunge: «Immaginare che sulla prima manovra di questo governo ci possa essere un Vietnam parlamentare non è accettabile». L’intesa tra i partiti di maggioranza servirà anche in chiave Quirinale che «è il secondo tempo - aggiunge Letta - . Se non si spostano a dopo l’approvazione della manovra le giuste e legittime discussioni che dobbiamo fare sulla migliore soluzione per il Colle ne andrà di mezzo la legge di bilancio e saliranno le tensioni nel Paese. Le strategie sul prossimo presidente non possono interferire su decisioni che milioni di cittadini attendono, come quelle sulle pensioni. Altrimenti finiremo per alimentare l’idea che la politica è diventata l’ostacolo. E poi alle elezioni dovremo andarci noi».