«So contare, quindi seppure questo Pd non fosse più quello dei 101, è troppo piccolo per dare le carte. Quanto a Silvio Berlusconi, la sua aspirazione è legittima, ma dovrebbe imparare a contare anche lui e capirebbe che non è realizzabile». Lo dice Romano Prodi, riferendosi all’elezione del prossimo presidente della Repubblica, in un’intervista alla Stampa nella quale presenta il suo ultimo libro "Le immagini raccontano l’Europa" (Rizzoli). «Quello di Enrico Letta - aggiunge - è un lavoro paziente che tende a unire e finalmente sta dando frutto. Ulivo o non Ulivo, ciò che conta è mettere insieme i riformisti». Invece, per l’ex premier, Carlo Calenda «è molto più empirico. Quando non si infuria, per i contenuti, sembra un alleato naturale del Pd. Ma per lui c’è il problema dei 5 stelle. Ecco cosa: è bravo, ma impaziente. In politica la pazienza è fondamentale».

Prodi ne ha anche per Renzi

Sulla trasformazione dei 5 stelle, Prodi afferma che, «era fatale, inevitabile quando si deve andare al governo. Ho interpretato le ultime comunali come un esperimento e tutto sommato la ritengo un’alleanza possibile nel centrosinistra. Ma in alcuni processi di cambiamento i 5 stelle devono fare grandi passi avanti. Pensavo che dopo l’uscita di Di Battista il processo accelerasse. Mi dicevo: è uscita la frangia estrema. Pensavo fosse entrato in una fase di revisione e che questo avrebbe accelerato tutto, ma è un percorso ben più lento. Se ci sono nuove scissioni, il Movimento è finito. Se si dividono ancora, vanno a finire in nulla. Quanto allo spostamento a destra di Renzi, da solo non può stare, col Pd fa a botte quotidianamente. È la sua vita che l’ha portato a destra. Se rompi, rompi, rompi c’è stato un attimo in cui progettava di dar vita a un centro moderato, poi si è messo a litigare anche con quel poco di centro che c’è!».