Per Bruno Tabacci, sul Quirinale, «l'unica via d'uscita possibile» è che «i partiti, tutti, prima di infilarsi in vicoli perigliosi chiedano a Mattarella un ultimo sacrificio: il Paese ha bisogno di continuità a tutti i livelli». Lo dice in un'intervista alla Repubblica. «C'è un sovraccarico di responsabilità. Il taglio dei parlamentari già varato riduce a 675 il numero dei grandi elettori. Se si sceglie male o con prove di forza rischiamo che la nuova presidenza possa venire contestata per carenza di legittimazione», spiega il sottosegretario alla presidenza del consiglio. «Il punto è che non si può rinunciare, in questo momento, a una continuità istituzionale», sostiene Tabacci. Gli viene chiesto se il premier, come sostiene Giorgetti, non potrebbe garantirla anche dal Quirinale. «Il presidenzialismo di fatto non esiste, non siamo in Francia e servirebbe una riforma costituzionale - risponde -. La lotta al Covid che non è finita, l'esigenza di rispettare le scadenze del Pnrr, e la necessità di proseguire in una fase di rilancio economico suggeriscono che Draghi rimanga a Palazzo Chigi. La continuità, per me, significa che non possiamo giocarci né Mattarella né Draghi». Il problema «non è Berlusconi, ma il fatto che una candidatura imposta da una parte politica sull'altra - e penso anche all'ipotesi Gentiloni - finirebbe per spaccare la maggioranza di Draghi», conclude il sottosegretario.