«Il diritto dei cittadini non può essere subordinato all’adempimento di formalità burocratiche da parte dei loro rappresentati legali. La modifica delle disposizioni in materia di contributo unificato contenuta nella legge di Bilancio desta preoccupazione e ci auguriamo che possa essere rivista nell’interesse dei cittadini». È quanto scrivono Eugenio Saitta e Daniela Torto, rispettivamente capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Giustizia e commissione Bilancio della Camera, a proposito dell'ipotesi di modifica contenuta nel ddl Bilancio che vincola l’iscrizione a ruolo del procedimento civile al pagamento anticipato del contributo unificato. Una norma incostituzionale secondo l'avvocatura, che in queste ore si è mobilitata attraverso le associazioni e le istituzioni forensi per esprimere ferma contrarietà all'ipotesi di modica del Testo Unico in materia di spese di giustizia. «Se la nuova norma passasse il vaglio del Parlamento - spiegano i pentastellati -, il mancato o parziale pagamento del contributo unificato da parte degli avvocati comporterebbe la mancata iscrizione al ruolo delle cause che coinvolgono i loro clienti: una eventualità che occorre scongiurare per evitare di danneggiare, in caso di contrattempi, i cittadini. Pensiamo solo a cosa potrebbe accadere se i contributi unificati non potessero essere pagati per un qualsiasi problema con le marche telematiche e il portale per i versamenti. Non possiamo permettere che i cittadini rischino di vedersi negare un diritto fondamentale».  Fa loro eco il presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato del Movimento 5 Stelle, Mario Perantoni: «Faccio mie le preoccupazioni espresse da diverse forze politiche in merito delle disposizioni in materia di contributo unificato contenuta nella legge di Bilancio - scrive Perantoni - mi sembra inevitabile una modifica nell’interesse dei cittadini».  «In assenza di interventi - aggiunge - ci troveremmo di fronte a situazione gravi, come la non iscrizione a ruolo delle cause per problemi burocratici o non imputabili alle parti, con possibili conseguenze irrimediabili come prescrizioni o decadenze, eventualità che va scongiurata». «Siamo da sempre convinti che non ci possa essere un diseguale accesso alla Giustizia», dichiara invece la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando. «Per questo motivo - spiega - riteniamo necessario avviare un confronto sulle norme introdotte in legge di bilancio sul contributo unificato, così da valutare modifiche al testo». Contraria «alle pericolose disposizioni sul contributo unificato» anche la Lega «perché - n una nota il senatore della Lega Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia - rischiano di limitare l’accesso alla Giustizia, che invece deve essere garantito a tutti e non condizionato da adempimenti fiscali. Abbiamo bisogno di liberare energie, non di comprimerle. E la tutela dei cittadini non può essere sottoposta a veti burocratici». Dura reazione anche da parte di Fratelli d’Italia, che attraverso una nota firmata dal responsabile Giustizia Andrea Delmastro, chiede al «governo dei migliori» di correggere «subito la peggiore stortura della storia della giustizia italiana».  «I "migliori" aguzzini di governo  - scrive Delmastro - subordinano l’accesso alla giustizia ad adempimenti fiscali. In caso di mancato pagamento o parziale pagamento del contributo unificato le cause non verranno più iscritte a ruolo. Più che draghiane disposizioni sembrano draconiane disposizioni che negano l’accesso alla giustizia. Il mancato o parziale adempimento fiscale da sempre comporta il recupero coattivo, non la preclusione del diritto ad ottenere giustizia. Se uno Stato non esercita più la giurisdizione abdica a se stesso».