A breve, la responsabile dell’ordine pubblico Luciana Lamorgese varerà una stretta sulle manifestazioni novax e anti green-pass che purtroppo finiscono per segnare di violenza, non solo verbale, ormai ogni sabato italiano. Ma non è solo a copertura dei prossimi provvedimenti che Sergio Mattarella ieri ha detto chiaro e tondo che quelle manifestazioni non sono le “opinioni dissenzienti” contemplate dall’articolo 21 della Costituzione, ma una minaccia per la salute pubblica, dato che proprio a Trieste si è visto che quel che producono sono centinaia di contagi. “In queste settimane manifestazioni non sempre autorizzate hanno tentato di far passare come libera manifestazione del pensiero l’attacco recato, in alcune nostre città, al libero svolgersi delle attività” ha detto parlando a Parma all’Associazione nazionale dei Comuni italiani. E queste manifestazioni, “accanto alle criticità per l’ordine pubblico, spesso con l’ostentata rinuncia dispositivi di protezione personale e alle norme di cautela anti Covid, hanno provocato un pericoloso incremento del contagio”. Parole molto nette, suffragate dai dati sui contagi che ormai sono sotto gli occhi di tutti, ma anche se certo occorre guardare al contesto, alla fase segnata dalle preoccupazioni per evitare la quarta ondata della pandemia, proprio mentre grazie ai fondi Recovery si cerca di progettare la ripartenza dell’Azienda Italia, non val molto considerare che Sergio Mattarella abbia parlato con franchezza essendo nell’ultimo scorcio del suo settennato, che ha pure più volte affermato di non voler ripetere. Ci sono, oltre alle motivazioni di contesto, anche preoccupazioni più gravi. E infatti il passaggio più rilevante spinge lo sguardo in profondo. “Gli atti di vandalismo e di violenza sono gravi, inammissibili e suscitano qualche preoccupazione sembrando raffigurarsi come tasselli, più o meno consapevoli, di una intenzione che pone in discussione le basi stesse della nostra convivenza” scandisce il Presidente. Cosa si muove attraverso la contestazione a ciò che dalla pandemia ci difende, ovvero ai vaccini? Di cosa sono insieme espressione e sintomo quelle violenze di piazza, non solo verbali come sappiamo sin da quel tragico 9 ottobre di assalto alla Cgil, le cui sequenze ricordavano i fatti di Capitol Hill? E a cosa mirano, se non a una destabilizzazione, e proprio mentre l’Italia ha davanti a se’ sfide cruciali, ed è tornata ad avere credibilità internazionale? Non sono preoccupazioni casuali, e per l’appunto nemmeno solo un parlar liberamente di fine mandato. Il raggio dello sguardo che dal Colle si ha sulla società italiana è ampio, e l’alta funzione istituzionale è come fosse dotata di un sismografo. Si potrebbe dire anche a prescindere (ma naturalmente non è così) dall’Inquilino, perché analoghe preoccupazioni le ebbe anche Giorgio Napolitano, nella difficilissima fase politica e istituzionale che vide venir meno la maggioranza in Parlamento all’ultimo governo Berlusconi, per l’uscita di Alleanza Nazionale dalla coalizione che lo sorreggeva: al Quirinale c’era preoccupazione per le rabbiose manifestazioni che serpeggiavano anche allora, e soprattutto dal nascente (e poi abortito) movimento dei Forconi, che aggrediva i deputati all’angolo di Montecitorio. Oggi, è pura constatazione che quella rabbia contro le istituzioni è diventata rabbia contro il consesso civile, proprio perché si mette a rischio (oltretutto) la salute pubblica. E insomma, per stare alla Costituzione, non di articolo 21 e diritto d’opinione si tratta, ma piuttosto forse del 16, che pone le ragioni di limitazione al diritto di circolare liberamente -e dunque anche di manifestare- per ragioni di sicurezza o di salute pubblica. Che in una pandemia poi sono forse la stessa cosa. Le parole di Mattarella han poi dato di fatto voce a una larghissima maggioranza della pubblica opinione, poiché in Italia sono larga maggioranza i sì vax. Riportare il dissenso nell’alveo della civiltà e della ragionevolezza, anche: perché a furia di andare in piazza per combattere non il virus ma gli strumenti che abbiamo per fronteggiarlo, il diritto al dissenso rischia di perdere qualunque valore.