La riforma del reato d’abuso d’ufficio per i sindaci con le proposte di legge di Lega, Pd e M5S «può essere un passo in avanti» ma deve essere «un tassello di un puzzle più ampio», che includa anche funzionari, assessori e dirigenti, perché «fanno tutti parte del corpo amministrativo». Ne è convinto Simone Uggetti, l’ex sindaco di Lodi assolto in appello al processo nel quale era accusato di turbativa d’asta relativamente a un bando per la gestione di due piscine comunali. Accusa che aveva portato al suo arresto nel 2016. «La riforma può essere un passo in avanti - dice Uggetti all’Adnkronos - ma mi chiedo se non abbia maggiore utilità a livello di sistema rafforzare le ipotesi di pena su corruzione, concussione, malversazione e peculato perché il problema dell’abuso d’ufficio, ancorché con queste correzioni che si vogliono introdurre, è la circoscrivibilità del reato, che dovrebbe essere un elemento di garanzia per tutti». Il concetto generale, osserva Uggetti, «è di essere fermi e duri quando ci sono fattispecie che evidenziano interessi personali evidenti» mentre «altra tematica è essere puniti nell’esercizio delle proprie funzioni e quando si va a perseguire l’interesse pubblico generale. Questo è il bene che va preservato». «Personalmente - osserva ancora Uggetti - non vorrei una depenalizzazione per le ipotesi di condotta dei sindaci ma per le ipotesi di condotta negli interessi della pubblica amministrazione. Non è un tema né di casta né di protezione degli eletti ma si tratta di un elemento di sistema che deve essere efficiente e deve avere un elemento di certezza molto alto, perché se l’animus che muove il comportamento di un sindaco o funzionario è verso il pubblico, al limite ci può essere un problema di ordine amministrativo, non di ordine penale». A chi la chiama una normativa "salva-sindaci" Uggetti risponde: «La chiamerei una salva-Paese. Se nessuno poi va a fare il sindaco o lo fanno persone meno capaci questo Paese non funziona bene. Io la chiamerei piuttosto una norma di buon senso, che deve salvare il principio di responsabilità».