Nuovo scontro in maggioranza sul reddito di cittadinanza, questa volta con una netta separazione in Consiglio dei ministri tra Pd e Movimento 5 Stelle, da una parte, e Lega, Forza Italia e Italia Viva, dall’altra. Tema dello scontro il rifinanziamento di circa 200 milioni di euro, nel prossimo decreto fiscale, della misura voluta dal governo gialloverde a inizio 2019. Denaro che, dicono fonti leghiste, verrà spostato dal reddito di emergenza (90 milioni), dall’accesso anticipato al pensionamento per lavori faticosi e pesanti (30 milioni), dall’accesso al pensionamento dei lavoratori precoci (40 milioni) e dai congedi parentali (30 milioni).

Nel Cdm di ieri a palazzo Chigi è stato il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ad aprire la discussione. «Rifinanziamo con i soldi dei lavoratori una misura che di lavoro non ne crea», ha detto il capodelegazione leghista al governo, ricevendo la risposta stizzita del ministro pentastellato per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli. «Senza il reddito di cittadinanza la tensione sociale sarebbe esplosa, non sarebbe stata gestibile, ma qui c’è chi fa finta di non averlo capito», ha scandito Patuanelli sostenuto dal ministro del Lavoro, il dem Andrea Orlando. Appoggio alle parole di Giorgetti è arrivato invece dal ministro della Pa, Renato Brunetta di Forza Italia, e dalla ministra della Famiglia, la renziana Elena Bonetti. Ma Giorgetti non si è dato per vinto e ha ribadito di ritenere «beffardo usare i soldi di chi ha lavorato duramente per una misura simile». In mezzo, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, il quale avrebbe chiarito che sarà il confronto sulla manovra, forse in Cdm già lunedì, il luogo di discussione per mettere a punto eventuali correttivi sulle politiche attive sul lavoro.

Come prevedibile, la discussione è presto uscita dalle mura di palazzo Chigi per alimentare il dibattito politico. «Come spiegato dal ministro Franco al ministro Giorgetti in Cdm, i fondi per rifinanziare il reddito di cittadinanza provengono dal capitolo sovrastimati e non spesi - spiegano fonti M5S all’uscita dalla riunione - Siamo disposti a spiegarlo alla Lega con un disegnino».

Lega che però non vuole saperne di accettare il rifinanziamento della misura simbolo del grillismo proprio nelle settimane in cui scade Quota 100, emblema della parte leghista del governo gialloverde e con l’esecutivo Draghi che non ha alcuna intenzione di rinnovarla. «Garantire il reddito di cittadinanza a chi non può lavorare è sacrosanto, il problema è che gli abusi e i furti ormai sono quotidiani per cui regalare miliardi di euro a chi magari arriva dall’estero, fa un salto in Italia e torna a casa mantenuto a spese degli italiani non è possibile - ha detto il leader del Carroccio, Matteo Salvini - È un tema su cui lavoreremo in Parlamento dal mese prossimo».

A stretto giro la risposta di Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle. «Ogni giorno Salvini e Meloni si svegliano e lottano contro i sostegni dello Stato alle persone e alle famiglie in difficoltà economica ha scritto l’ex presidente del Consiglio sui social - A ogni occasione, l’ultima il Consiglio dei ministri di oggi ( ieri, ndr), alcune forze anche di maggioranza si danno da fare per sabotarli: li invito a smetterla di assaltare uno strumento di civiltà perché noi non lo permetteremo». Ma l’avvocato di Volturara Appula cita poi anche Matteo Renzi, reo di aver annunciato «con tracotanza in tv un referendum per abolire questa misura di protezione sociale». D’accordo il segretario dem, Enrico Letta, secondo il quale il reddito «va modificato ma non cancellato» .

Dal centrodestra è Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia, a schierarsi contro il reddito. «È una misura sbagliata e va cambiato, perché non possiamo più permetterci di continuare a sprecare risorse gettandole nel pozzo senza fondo dell’assistenzialismo - è il ragionamento di Lupi - Siamo convinti che la lotta alla povertà sia una priorità, ma va affrontata con coraggio e visione, con un progetto strategico che ponga al centro la crescita e l’occupazione, non l’assistenzialismo».

Dopo le tensioni per l’entrata in vigore dell’obbligatorietà del green pass, che avevano contrapposto la Lega al resto della maggioranza, arriva dunque un altro momento di discussione in maggioranza, soltanto rimandato di qualche ora. Quando nel Consiglio dei ministri della prossima settimana si tornerà a discutere di materie fiscali, ecco che il dibattito riprenderà certamente vigore, con leghisti, azzurri e renziani pronti a erigere le barricate.