Ci sono non pochi aspetti controversi nella legge, votata mercoledì alla Camera, sull’equo compenso. Sopravvive la tesi secondo cui i contenziosi ampi di alcuni soggetti pubblici non richiedano retribuzioni adeguate per i professionisti che se ne occupano, gli avvocati innanzitutto. È il motivo che ha costretto a escludere dall’articolato i riferimenti ad Agenzia delle Entrate e società veicolo di cartolarizzazione. Non possono però essere sottovalutati passi avanti come il vincolo, per il resto della Pa, a pagare gli incarichi esterni in base ai parametri. Né si può tacere dei meriti di chi ha voluto a tutti i costi le nuove norme. Dai deputati Carolina Varchi (FdI), Andrea Mandelli (FI) e Jacopo Morrone (Lega) al sottosegretario Francesco Paolo Sisto, che non si sono arresi alle difficoltà emerse all’ultimo chilometro. Ma soprattutto viene premiato l’impegno che il Cnf investe da anni sulla necessità di tutelare il professionista, al pari di qualsiasi altro lavoratore, secondo l’articolo 36 della Costituzione, cioè con una retribuzione adeguata. Se già esiste una disciplina dell’equo compenso è grazie al’istituzione forense, che ha il merito di aver segnalato, nei lunghi anni trascorsi dall’abolizione delle tariffe, i danni provocati dalla liberalizzazione incontrollata. Non è un caso che Sisto abbia assunto in Aula l’impegno ad aggiornare a breve i parametri ministeriali, altra sollecitazione che il Cnf ha formalmente trasmesso al governo. Interpellato dal Dubbio, il sottosegretario ha anche assicurato che, sulla legge per l’equo compenso, «siamo in pieno work in progress: il testo potrà essere migliorato a Palazzo Madama». Sarà importante che avvenga, anche per tutelare i professionisti più giovani, più direttamente colpiti dalle vessazioni dei “committenti forti”. Il neoeletto presidente di Aiga Paolo Perchiunno ieri ha detto innanzitutto di auspicare che «si proceda con rapidità alla lettura in Senato, per evitare che l’imminente sessione di Bilancio possa far arenare il provvedimento». Della approvazione in prima lettura, ha aggiunto, «siamo soddisfatti, nonostante il testo presenti ancora criticità». Se si punta alla crescita, non è possibile lasciare nell’oblio la condizione dei giovani professionisti.