C'è un data fissata per la prima udienza, è quella del prossimo 25 ottobre; e c'è una donna sul banco degli imputati: la signora Isabella Internò. Per il resto vaghiamo nel campo dell'ignoto, soprattutto se consideriamo che stiamo parlando di un delitto (presunto) avvenuto nel 1989, dunque più di trent'anni fa. Parliamo della morte di Donato Bergamini, il calciatore del Cosenza calcio morto in circostanze misteriose il 18 novembre del 1989 sulla strada statale 106 jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico (Cs). L'uomo fu travolto e ucciso da un mezzo pesante. Si parlò di suicidio o di tragico incidente ma la stampa e i familiari del calciatore hanno sempre rifiutato questa versione dei fatti. E  a distanza di tanti anni, la Procura di Castrovillari ha accusato la donna, che allora aveva 19 anni ed era la fidanzata di Bergamini di aver organizzato l'omicidio perché il giovane calciatore voleva interrompere il loro rapporto. E così, sempre secondo la procura, la donna lo avrebbe narcotizzato e ucciso simulando un incidente. Ma sarà possibile, a distanza di tanti anni, imbastire un processo credibile? E non c'è piuttosto il rischio di creare una nuova vittima?