Sì, lo ammettiamo, stavolta era sfuggito anche noi. Ma del resto non passa settimana senza che vi sia un’assoluzione, un caso di malagiustizia che, spesso, colpisce parlamentari o semplici amministratori locali. Qualche giorno fa è toccato all’ex consigliere della regione Valle d’Aosta, Marco Sorbara. E diciamo ex perché Sorbara fu rimosso dal suo incarico politico e rinchiuso in galera per 214 lunghissimi giorni, 45 dei quali in isolamento. Senza contare i restanti 600 e rotti passati in custodia cautelare.

Ma il 20 luglio scorso la Corte d’ Appello di Torino lo ha assolto perché il fatto non sussiste: “Ops, ci siamo sbagliati caro signor Sorbara, lei ora è di nuovo un uomo libero”. Ma non è così, il signor Sorbara non sarà mai più un uomo libero: troppo profonde e troppo dolorose le ferite lasciate dalla feroce ottusità di questa giustizia.

Solo tre settimane fa era accaduto al senatore Antonio Caridi, ricordate? Secondo i magistrati era l’uomo di collegamento tra le cosche e la politica – il famigerato terzo livello politicomafioso, il padre di tutti i teoremi giudiziari – ma in realtà il senatore di FI era del tutto estraneo a quei fatti. Ora Caridi è stato scarcerato, certo, ma neanche lui è un uomo libero: la sua vita è stata schiacciata e la sua carriera è compromessa per sempre. Ma c’è di peggio: quando un politico viene arrestato ingiustamente, noi tutti siamo meno liberi perché viene intaccato il sistema della rappresentanza politica, viene mortificata e annientata la volontà degli elettori. Ma è la giustizia italiana, bellezza: la responsabilità civile è ancora una chimera e l’immunità parlamentare è stata sacrificata sull’altare del populismo penale.