Giuseppe Graviano, dal suo 41 bis, ha mandato una lettera alla ministra della Giustizia Marta Cartabia e si crea l’ennesima suggestione. Dopo che ne ha dato notizia Il Fatto Quotidiano, subito – come da copione – si muove il presidente della commissione antimafia Nicola Morra e i pm di Firenze che indagano sulle stragi. Numerosi ergastolani ostativi mandano quotidianamente lettere al ministero della Giustizia Ma quale sia lo scandalo non è dato sapere, visto che numerosi ergastolani ostativi – oltre ai detenuti ordinari – mandano quotidianamente missive al ministero della Giustizia per evidenziare le problematiche della loro carcerazione. Il teorema giudiziario della trattativa spada di Damocle per ogni governo Ma se a farlo è Graviano, scoppia il caso. Non si sa per quale motivo, il Fatto Quotidiano chiede alla guardasigilli di renderlo pubblico e addirittura – senza però rivelare il contenuto – parla di avvertimento. Ai nostri occhi, l’avvertimento sembra provenire da chi rende nota questa notizia, quasi facendo intendere che ci sia una trattativa in corso. Un teorema giudiziario che è diventata una spada di Damocle per qualsiasi governo, per qualsiasi uomo delle istituzioni, per qualsiasi funzionario del Dap che compie il suo lavoro. Non se ne esce, ogni gesto, ogni cosa fatta secondo le regole penitenziarie, diventa oscuro, quasi losco. Oramai, lo Stato di Diritto è diventato ostaggio dell’infinito teorema giudiziario. Si rievoca anche una lettera scritta da Graviano nel 2013 all'allora ministra della Salute Lorenzin D’altronde, nel medesimo articolo, si rievoca un fatto risalente al 2013 quando Giuseppe Graviano scrisse una missiva indirizzata all’allora ministra della Salute Beatrice Lorenzin, parlando tra le altre cose della necessità dell’abolizione dell’ergastolo ostativo citando le dichiarazioni di Umberto Veronesi e di costituzionalisti. Ma quale sarebbe lo scandalo? E cosa sarebbe così scandaloso? Ma l’argomento principale della missiva erano le sue condizioni di salute, il problema del cibo non adatto alle sue esigenze, del trattamento inumano e degradante che secondo lui subisce. E quindi? La ministra Lorenzin, da parte sua, ha già spiegato di non averne mai saputo nulla e che di solito questo tipo di corrispondenza non passa dalle scrivanie dei ministri, ma viene smistata agli uffici competenti. Infatti funziona così. Dalle parole di Graviano per qualcuno si potrebbe ipotizzare l'ennesimo papello Ma i colleghi giornalisti lo ignorano. Il che è grave visto che a questo punto, fare il giornalista oramai è improvvisare, trattare argomenti non conosciuti e quindi non offrire un bel servizio alla collettività. Giuseppe Graviano, durante il processo ‘ndrangheta stragista, ha detto che il ministero gli avrebbe risposto che stava portando avanti tutto quello che aveva chiesto. Da come scrive il Fatto, sembra quasi che il ministero di allora avrebbe dato seguito alla presunta richiesta di un presunto papello. Siamo di nuovo ai retropensieri dettata dall’ignoranza del diritto penitenziario, delle regole di procedura, della decontestualizzazione degli eventi. Ogni lettera di un detenuto al 41 bis è visionata dal Gom Punto primo. Ogni lettera che proviene dal 41 bis è sottoposta al visto ed eventualmente alla censura, se i Gom individuano eventuali messaggi criptici. Quindi, se è giunta a destinazione, vuol dire che non c’era nulla di sconvolgente. Punto secondo. Nel 2013 era in corso la battaglia politica del Partito Radicale, in particolare da Marco Pannella, per l’abolizione dell’ergastolo ostativo. Se ne parlava in tv, si era creato un movimento da parte di numerosi detenuti ergastolani. Carmelo Musumeci in primis con i suoi libri, appelli sottoscritti da numerose autorevoli personalità dello spettacolo, della politica, del mondo intellettuale. Ci fu soprattutto l’azione referendaria dei Radicali su questo tema e altri riguardanti la giustizia in generale. Giuseppe Graviano non ha mai nascosto la sua insofferenza al 41 bis Graviano che non ha mai nascosto la sua insofferenza nel 41 bis, ha inviato una lettera come tanti altri detenuti che erano, e sono tuttora, nella sua condizione. Nessun messaggio criptico, nessun indicibile patto. Punto terzo. Non sappiamo cosa gli ha testualmente risposto il Dap nel 2013 e se effettivamente una risposta ci sia stata. Ma chi è a digiuno di come funziona il mondo, complicato, del sistema penitenziario (quasi tutti, a partire dal Fatto Quotidiano e L’Espresso), non sa che il Dap – ora molto meno frequentemente – risponde formalmente alle richieste dei detenuti con una dicitura del tipo: «Le sue richieste saranno sottoposte all' attenzione degli uffici competenti». Nulla di strano, ma a chi ignora la prassi, potrebbe apparire “singolare”. Sarebbe strano e malevolo il contrario che il Dap si disinteressasse delle segnalazioni. Il Dubbio pubblica molte lettere inviate da detenuti a via Arenula E purtroppo accade, visto che Il Dubbio spesso pubblica in contenuti di numerose lettere o appelli dei detenuti rimaste inevase. All’epoca, tra l’altro, parliamo del 2013, c’era al Dap come responsabile del 41 bis il magistrato Roberto Piscitello. Di certo non si può dire che fosse morbido con i reclusi al carcere duro. Figuriamoci con Graviano condannato per le stragi. Tanti ergastolani ostivi hanno ripongono speranze nella ministra Cartabia Punto quarto. Che Giuseppe Graviano scriva alla ministra Cartabia una volta insediata, non c’è da meravigliarsi. Tanti ergastolani ostativi, così come i detenuti ordinari, avevano – e hanno – riposto speranza in un carcere dal volto umano, e più vicino alla Costituzione. Marta Cartabia è l’incarnazione della speranza per ovvi motivi. Chi ha letto le intercettazioni di Graviano al 41 bis, un giorno sì e un giorno no, parla di come vive nell'afflizione del 41 bis. Quando fu ascoltato dai pm che lo intercettarono, espose nuovamente il problema. Nulla di trascendentale, nulla di "indicibile". È naturale che riponga la speranza nella nuova ministra. Cosa c’è di sconvolgente o oscuro? Non è solo lui, ma il nome di Graviano fa effetto, serve per creare nuove suggestioni. Qualcuno vorrebbe ricreare il caso "scarcerazioni"? Magari ricreare il caso “scarcerazioni”: mesi e mesi di polemiche su quella circolare del Dap che è stata in realtà apprezzata dai magistrati di sorveglianza e non da ultimo dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi. Ancora una volta si punta alla morbosità del lettore fuorviato da una propaganda mediatica basata su illazioni. Un retropensiero, l’ennesimo, che aiuta ad asseverare ipotesi che rasentano l’inverosimile: non ne abbiamo bisogno. Non è da cane di guardia della democrazia come dovrebbe essere un giornalista, ma è da cane di guardia di taluni procuratori, politici e dell’indotto che si è creato. Un concetto difficile farlo accettare e soprattutto farlo capire. Vogliamo vietare anche la speranza di scrivere una lettera alle istituzioni? Tutti, anche i peggiori criminali che magari si sono ravveduti, hanno diritto alla speranza. Vogliamo vietare anche la speranza di scrivere una lettera alle istituzioni? Se una lettera dal 41 bis, passa al vaglio della censura, vuol dire che non c’è nulla di oscuro. Ma abbiamo bisogno di proseguire con quelle teorie fantasiose che Giovanni Falcone stigmatizzava già ai sui tempi. Evidentemente, non è cambiato nulla. E forse, mai nulla cambierà.