Sulla sostituzione della gip di Verbania ora interviene il Csm. A chiedere una pratica per «valutare la correttezza della decisione adottata» dal presidente del Tribunale Luigi Montefusco sono i consiglieri togati Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, seguiti a stretto giro dai colleghi di Magistratura Indipendente, tutti convinti della necessità di fare chiarezza su una vicenda dai contorni sempre più incerti. Donatella Banci Buonamici, presidente di sezione, è infatti colei che, nei giorni scorsi, ha cassato la richiesta di convalida di fermo dei tre indagati per la tragedia della funivia, richiesta avanzata dalla procura guidata da Olimpia Bossi, convinta che il «clamore internazionale della vicenda» costituisse un valido motivo di fuga per Gabriele Tadini, responsabile del funzionamento dell’impianto e reo confesso, per il quale il gip ha disposto i domiciliari, Enrico Perocchio, direttore di esercizio dell’impianto e Luigi Nerini, amministratore unico di Ferrovie del Mottarone, per i quali invece il gip ha disposto la scarcerazione. Banci Buonamici è stata sostituita lo scorso 7 giugno, giorno in cui avrebbe dovuto pronunciarsi sulla richiesta di incidente probatorio avanzata dal legale di Tadini. Al suo posto, ora, è subentrata la giudice Elena Ceriotti, «titolare per tabella del ruolo» ed esonerata a febbraio scorso da Banci Buonamici dalle funzioni di gip per la «grave situazione di sofferenza» del suo ufficio, esonero valido fino al 31 maggio. Dopo quella data, la stessa ha però chiesto un congedo ordinario, conclusosi solo il 7 giugno. La richiesta di incidente probatorio, dunque, era finita in mano a Banci Buonamici, ma secondo il presidente del Tribunale, «in base alle tabelle il giudice assegnatario del procedimento si sarebbe dovuto individuare» in Annalisa Palomba, «contestualmente impegnata in udienza dibattimentale». Ed in casi del genere, scriveva Banci Buonamici, «le funzioni di gip, dal 1.1.2021, sono state esercitate da questo presidente», così come stabilito assieme allo stesso Montefusco. Il presidente del Tribunale, interpellato dal Dubbio, preferisce mantenere il silenzio sulla vicenda: «Risponderò dei miei atti nelle sedi competenti», si è limitato a dire.

La richiesta al Csm

I chiarimenti, probabilmente, arriveranno dunque davanti al Csm. «Apprendiamo dalla stampa che nel corso di un procedimento penale pendente presso il Tribunale di Verbania e nel cui ambito sono stati resi provvedimenti sulla libertà personale, il giudice costituito nella funzione di gip sarebbe stato sostituito in corso di procedimento con provvedimento del presidente del Tribunale - si legge nella nota inviata da Ardita e Di Matteo all’ufficio di presidenza, che si riunirà oggi -. Chiediamo che della questione venga investita con immediatezza la commissione competente e subito dopo l’assemblea plenaria affinché si intervenga con massima tempestività per valutare la correttezza della decisione adottata e la sua eventuale incidenza sui principi in tema di precostituzione del giudice». Dello stesso parere Loredana Micciché, Paola Maria Braggion, Antonio d’Amato e Maria Tiziana Balduini, togati di MI, decisi a chiarire quanto la decisione adottata da Montefusco incida «sui fondamentali principi di precostituzione del giudice». Nel dibattito è intervenuto anche il procuratore generale di Torino Francesco Enrico Saluzzo, che secondo indiscrezioni giornalistiche si sarebbe adoperato «per verificare l’assegnazione del fascicolo». Questione rilanciata anche dalla Camera penale di Verbania, che ha proclamato una giornata di astensione, calendarizzata il 22 giugno, alla quale hanno già aderito le Camere penali di Novara, Piemonte occidentale e Valle d’Aosta, Vercelli e Alessandria, con la solidarietà dell’Ucpi. «Non ho alcun titolo per intervenire sugli uffici giudicanti e mantengo un “sacro” rispetto nei confronti della magistratura giudicante e dei suoi appartenenti», ha chiarito Saluzzo, secondo cui è «gravemente offensivo (per non dire oltraggioso) ipotizzare che io o il procuratore della Repubblica, un magistrato tra i più corretti che io abbia conosciuto, abbiamo posto in essere “manovre” occulte, poiché altro non potrebbero essere, per ottenere un risultato illecito. E per cosa? Perché un giudice ha seguito una ricostruzione ed una valutazione diversa rispetto a quella del pubblico ministero? Come se non accadesse ogni giorno nella normale dialettica delle parti nel processo. Sono previsti rimedi processuali appositi e ad essi già fatto ricorso il procuratore della Repubblica di Verbania». La decisione di Montefusco, ha aggiunto, «riguarda dinamiche interne a quell’ufficio giudicante e la sua aderenza alla organizzazione tabellare (cioè, predeterminata e rigida per dare attuazione ai principi costituzionali del “giudice naturale” e “precostituito”) sarà valutata dal Consiglio giudiziario e dal Csm». L’unica nota inviata al presidente del Tribunale sarebbe, dunque, quella per acquisire informazioni «in ordine all’esistenza, alla portata e allo “spessore” delle asserite minacce o intimidazioni che sarebbero state rivolte alla dottoressa Buonamici», in qualità di titolare delle iniziative in materia di sicurezza personale dei magistrati e delle sedi giudiziarie.

La denuncia dei penalisti

Per i penalisti di Verbania la questione è solo agli inizi: al momento della sospensione dalle funzioni di gip di Ceriotti, si legge nella nota con la quale martedì hanno annunciato l’astensione dalle udienze, «era stato condiviso con la Camera penale il principio per cui l’assegnatario di fascicoli destinati» alla stessa «li portasse a conclusione». Tant’è che in nessun altro caso è stato preso un provvedimento simile a quello destinato a Banci Buonamici: «Ad oggi – affermano – non risulta che tutti i procedimenti assegnati ai vari giudici in sostituzione della dottoressa Ceriotti siano alla stessa stati riassegnati e nel provvedimento del presidente del Tribunale non vi è menzione alcuna in merito». Un precedente insolito che secondo gli avvocati merita un approfondimento anche da parte del ministero della Giustizia, per diramare i dubbi su possibili «insistenze provenienti da una parte del procedimento», situazione che rischierebbe di rappresentare «un inaccettabile vulnus alla serenità della giurisdizione, di cui deve essere espressione l’assoluta indipendenza del giudice».