«Con riferimento ad alcuni articoli comparsi nella giornata odierna su alcune testate nazionali in relazione al caso del trasferimento dagli Stati Uniti all’Italia del connazionale detenuto Enrico Forti, si ritiene utile chiarire che non risulta alcuno «smarrimento» di documentazione». Lo precisa la Farnesina in una nota, spiegando che «quella relativa al trasferimento in Italia del signor Forti è una procedura complessa che vede coinvolte diverse amministrazioni degli Stati Uniti, in particolare lo Stato della Florida e il Dipartimento della Giustizia federale degli Stati Uniti». «Da parte italiana, in questa fase il ministero della Giustizia italiano segue direttamente la fase del trasferimento - prosegue la nota. Contestualmente l’ambasciata italiana a Washington e la Farnesina seguono gli sviluppi del caso. In particolare il ministro Di Maio ne ha discusso più volte con il segretario di Stato, Antony Blinken». «Nel frattempo - conclude la nota - lo Stato della Florida ha di recente trasferito il signor Forti in un penitenziario utilizzato per i detenuti in attesa di trasferimento». Arrestato nel 1998, Chico Forti è stato per anni al centro di una battaglia diplomatica tra Usa e Italia per riaprire il caso e ottenere il trasferimento. La svolta a dicembre 2020, quando il governatore della Florida ha accolto l’istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia. Tutti i dubbi sul caso Chico Forti Enrico Chico Forti, trentino classe 1959, è stato arrestato nel 1998 negli Stati Uniti e condannato all’ergastolo nel 2000 da un tribunale della Florida con l’accusa di omicidio premeditato. Velista e produttore televisivo, Forti si è sempre professato innocente. La vicenda è legata alla morte di Dale Pike, figlio di Antony Pike, dal quale l'ex produttore stava acquistando il Pikes Hotel a Ibiza: Dale viene assassinato e trovato cadavere su una spiaggia di Miami il 15 febbraio 1998 e Chico incriminato per omicidio. Forti, ha ricordato la Farnesina nelle scorse settimane, ha potuto contare nel corso di questi anni su un’assistenza continua da parte delle autorità consolari italiane. Nel 2016, si è riusciti ad ottenere il suo trasferimento in un penitenziario più facilmente raggiungibile dal personale del consolato generale, nei pressi di Miami. I contatti dell’ambasciata e del consolato con Forti e i suoi legali sono stati costanti, con periodiche visite in carcere per verificare le sue condizioni di salute e detentive. Sul piano giudiziario, si legge sempre nella nota Farnesina, dopo che la sentenza di condanna è divenuta definitiva nel 2010 a seguito del rigetto di tutti i ricorsi in appello, l’obiettivo è stato sempre ottenere dalle autorità americane una revisione del processo o, in alternativa, la possibilità per Forti di poter scontare la sua pena in Italia, nel suo Paese, vicino ai suoi affetti.