Il Tribunale arbitrale dello Sport, Tas, di Losanna ha respinto il ricorso di Alex Schwazer sul caso che ha portato alla sua squalifica per doping, il nuovo arbitrato, che lo vedeva opposto alla Federazione mondiale di Atletica, World Athletics, e alla Agenzia mondiale antidoping, Wada. Schwazer aveva avanzato richiesta di "misure provvisorie" dopo l’ordinanza del Gip di Bolzano che lo ha scagionato dalle accuse di doping sottolineando presunte scorrettezze della Federazione e della Wada. Era proprio questo l’ultimo appiglio per il marciatore altoatesino nel tentativo di partecipare alle prossime Olimpiadi di Tokyo, visti i tempi stretti. Il collegio legale di Schwazer ha infatti presentato un ricorso al Tribunale Federale Svizzero, unico organo di giustizia ordinaria dinanzi al quale sono appellabili le decisioni del Tas, e in attesa di questa decisione aveva appunto chiesto al Tribunale di Losanna una sospensione provvisoria degli 8 anni di squalifica. «Dal Tribunale federale svizzero non ci è ancora pervenuta comunicazione in merito al ricorso della sospensione richiesta, non capiamo perché il Tribunale federale svizzero abbia scritto anche al Tribunale Arbitrale dello Sport che dovrebbe restare fuori dalla vicenda», spiegano i legali di Schwazer in merito alla comunicazione del diniego da parte del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Tomas Tiefenbrunner, uno degli avvocati di Schwazer, ha precisato che prima di qualsiasi commento il pool legale «aspetta la decisione» dello stesso organo di giustizia ordinaria «per mettere in difficoltà il Tas, in un ulteriore tentativo di ottenere giustizia». «Il ricorso respinto dal Tas è uno scenario non importante, noi stiamo aspettando la decisione del Tribunale Federale svizzero che arriverà a ore», aggiunge il legale Gherard Brandstaetter. «Abbiamo ricevuto una lettera della Wada che ribadisce che non ammetterà Schwazer alle gare ma è solo il Tribunale Federale elvetico che può sbloccare la situazione», conclude l'avvocato. «Il responsabile del Tas è apparso tutt’altro che indipendente, respingendo il ricorso con le stesse motivazioni della Iaaf (Ora World Athletics, mdr) e della Wada», commenta Sandro Donati, preparatore di Alex Schwazer e memoria storica dell’antidoping italiano. «Temporeggiamento per impedire a Schwazer di tornare alle gare? Non mi voglio avventurare in questo, sto ai fatti. La dead line del Tribunale svizzero non è stata rispettata. Non è solo una questione di sostanza ma di rispetto, Questo ragazzo è sulla graticola dal 2016. C’è una mancanza di rispetto», conclude Donati.  L’entourage di Schwazer si dice «rammaricato» del comportamento del Tribunale elvetico anche perché era stata chiesta una pronuncia entro giovedì 6 al fine, in caso di concessione della sospensione, di poter iscrivere il marciatore alla Coppa Europa di marcia del 17 maggio in Repubblica Ceca. Schwazer è ricorso a metà aprile al Tribunale federale di Losanna dopo la sentenza del Tribunale di Bolzano che aveva archiviato il caso di uso di doping sotto l’aspetto penale ma, nelle 87 pagine, è scritto che la positività al doping emersa dal controllo dell’1 gennaio 2016 «non sussisteva». Il giudice bolzanino Walter Pelino ha inoltre menzionato di «campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer alterati allo scopo di risultare positivi» denunciando «il sistema »autoreferenziale da parte di Wada e Iaaf (oggi World Athletics) che non tollerano affatto controlli dall’esterno e pronte a tutto per impedirlo, al punto da produrre dichiarazioni false e porre in essere frodi processuali«. Sia l’agenzia mondiale antidoping che la federazione mondiale di atletica leggera la settimana scorsa avevano ribadito al Tribunale federale svizzero il loro fermo «no» al ritorno alle competizioni di Schwazer.