Il governo Draghi giurerà questa mattina alle 12 nelle mani del Capo dello Stato e la prossima settimana, con la fiducia in entrambe le Camere, diventerà l’esecutivo con la maggioranza più ampia nella storia della Repubblica.

La station wagon del prossimo presidente del Consiglio ha varcato la soglia del cortile del Quirinale ieri sera alle diciannove. Quaranta minuti dopo il segretario generale del Colle, Ugo Zampetti, ha pronunciato le parole di rito per annunciare l’avvenuto scioglimento della riserva. L’ex presidente della Banca centrale europea sarà dunque al vertice di un governo al cui interno ci sono sia personalità tecniche “di alto profilo”, come chiesto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che esponenti politici provenienti da gran parte dell’arco parlamentare a sostegno della futura maggioranza. Braccio destro dell’ex governatore di Bankitalia, in qualità di sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, sarà Roberto Garofoli.

Tecnici fedelissimi di Mario Draghi prenderanno inoltre la guida dei ministeri che si occuperanno in prima linea della gestione del Recovery plan. E allora ecco Daniele Franco, già direttore generale di Bankitalia e ragioniere generale dello Stato al ministero dell’Economia; Roberto Cingolani, fisico già direttore dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova e attualmente responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo, guiderà il ministero per la Transizione ecologica ed energetica; Vittorio Colao, manager già amministratore delegato di Vodafone e autore del piano di spesa dei fondi europei nel Conte bis, sarà ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale.

Vi sono poi altri ministri tecnici, tra i quali Enrico Giovannini, ministro per le Infrastrutture e i Trasporti; Marta Cartabia, prima donna presidente della Corte Costituzionale e ora ministro della Giustizia; Luciana Lamorgese, confermata rispetto al precedente esecutivo al ministero dell’Interno; Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione; Cristina Messa, ministro dell’Università.

Molti anche i nomi provenienti direttamente dal Conte bis, su alcuni temi in continuità con le richieste del Quirinale data l’emergenza pandemica, in altre materie come punto d’equilibrio tra le diverse forze politiche. E dunque Roberto Speranza è confermato al ministero della Salute, Luigi Di Maio sarà ministro degli Esteri, mentre Federico D’Incà rimane ministro per i Rapporti con il Parlamento.

Lorenzo Guerini continuerà a guidare la Difesa, Elena Bonetti sarà ministro delle Pari opportunità e della Famiglia, Dario Franceschini guiderà il ministero della Cultura. Conferme anche per Fabiana Dadone, che sarà ministro per le Politiche giovanili con delega allo Sport, e Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltura.

Entra invece il vicesegretario del Partito democratico, Andrea Orlando, che sarà ministro del Lavoro.

La Lega ottiene tre ministeri: il turismo, che viene quindi separato dalla Cultura e che va al de- putato Massimo Garavaglia; la Disabilità, al cui vertice va Erika Stefani; lo Sviluppo economico, alla cui guida andrà il vicesegretario del partito, Giancarlo Giorgetti. Tre ministri anche per Forza Italia: Renato Brunetta, alla Pubblica amministrazione; Mara Carfagna, al Sud e alla coesione territoriale; Mariastella Gelmini, agli Affari regionali e alle autonomie.

I ministri sono dunque ventitré: quindici politici e otto tecnici. Quattro vanno al Movimento 5 stelle, tre a Pd, Forza Italia e Lega, uno a testa a Italia Viva e Leu. Quindici i ministri “senza portafoglio”, ovvero i cui ministeri non hanno un proprio budget di spesa, centralizzato a palazzo Chigi; otto invece quelli “con portafoglio”, ovvero i cui ministri hanno un proprio budget di spesa. Soddisfazione è stata espressa da tutte le forze politiche che sostengono l’esecutivo, con il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che gli ha augurato «buon lavoro». Stessa espressione utilizzata dal segretario del partito democratico, Nicola Zingaretti, mentre il numero uno della Lega, Matteo Salvini, ha esortato la squadra del Carroccio ad andare «subito al lavoro per aiutare e rilanciare il cuore dell’Italia».

Dopo la presentazione della lista dei ministri, Draghi ha incontrato i presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, e si è poi recato a palazzo Chigi per un colloquio con il presidente del Consiglio uscente, Giuseppe Conte. Questa mattina, dopo il giuramento nel Salone delle Feste del Quirinale, ci sarà il consueto passaggio della campanella tra Conte e Draghi, il quale, subito dopo, presiederà il primo Consiglio dei ministri del suo governo.