C’è un buco nero nel fascicolo del processo “Angeli e Demoni”. Un buco fatto di documenti mancanti, che le difese, adesso, chiedono a gran voce. Anche perché da quei documenti potrebbe venire fuori una versione dei fatti diversa o, perlomeno, più complessa. A partire dal “caso uno”, quello da cui tutto è cominciato. La vicenda riguarda Martina (nome di fantasia), di 8 anni che, secondo l’accusa, i servizi sociali della Val d’Enza avrebbero strappato via alla famiglia senza un motivo. Ma che, stando agli atti, fu affidata a quei servizi sociali dai Carabinieri, le cui dichiarazioni, oggi, mancano dal fascicolo approdato in aula e al vaglio del giudice per le udienze preliminari. Tutto comincia il 7 giugno del 2016, quando alla stazione dei Carabinieri di Bibbiano arriva una telefonata. All’altro capo del telefono c’è proprio Martina: è lei a chiedere ai militari di recarsi a casa perché, dice, mamma e papà l’hanno lasciata da sola. Sul posto arrivano il brigadiere Romeo Tanchis e il carabiniere Giorgio Biccirè. Ai due la bambina spiega che era stato il padre, poco prima di uscire, a dirle di chiamare i Carabinieri nel caso in cui la madre, partita la sera prima per lavoro, non fosse tornata a casa. E così accade, alle 9,50. A quel punto, il comandante della Stazione, Andrea Berci, contatta i servizi sociali, stilando un verbale (del quale Il Dubbio è in possesso) nel quale dichiara di aver rinvenuto la minore «in situazione abbandonica e/o di grave pregiudizio, in quanto materialmente e/o moralmente abbandonata». Da questo momento, dunque, la bambina passa in carico ai servizi sociali. Ma non si tratta della prima volta: Martina già ad un anno viene presa in carico dagli assistenti sociali di un’altra città, in quanto assieme alla madre, per alcuni mesi, viene collocata in una casa famiglia. La madre, infatti, pochi mesi dopo la nascita della bambina si era rivolta ai servizi chiedendo di essere aiutata a trovare un nuovo alloggio, dicendosi «spaventata» e dichiarando di non voler tornare a casa del marito. Una situazione determinata dal rapporto conflittuale tra madre e padre - con tanto di denunce per lesioni dolose in famiglia - e un percorso di convivenza molto difficile, al punto che più volte i Carabinieri di Bibbiano sono chiamati ad intervenire per sedare le liti tra i due. La prima segnalazione alla procura dei minori arriva, dunque, nel 2008, da un’assistente sociale che non risulta indagata: «si ritiene sussistano elementi di preoccupazione sia rispetto alle condizioni di vita della minore sia rispetto al ruolo delle figure genitoriali». Elementi, questi, risalenti dunque a 12 anni fa, che non sono stati però valutati dal pubblico ministero. Agli atti dell’indagine, infatti, non è stato inserito il fascicolo integrale della ragazzina, pur esistente presso i servizi sociali di Bibbiano. Il pubblico ministero ha invece chiesto al tribunale ordinario il fascicolo integrale della separazione tra i genitori, questo sì finito agli atti dell’inchiesta “Angeli e Demoni”, ma non integralmente. E tra i documenti che mancano, ad esempio, c’è anche il ricorso introduttivo di separazione proposto dal padre. Nella relazione di quel giorno di giugno 2016, dunque, i servizi sociali - che allontanano la ragazzina per abbandono di minori, così come indicato dai Carabinieri intervenuti sul posto - raccontano del loro arrivo a casa di Martina. Una casa «trascurata», con «cibo avariato lasciato sui mobili da diversi giorni e disordine generale». Secondo l’informativa consegnata al pm dagli investigatori del caso “Angeli e Demoni”, sul punto non vi sarebbe, però, alcuna conferma da parte dei militari che si trovano lì assieme ai servizi. Una circostanza che, però, non concorda con quanto contenuto nel dvd in allegato all’informativa datata novembre 2018. Lì dentro, infatti, sono contenute le sit dei due carabinieri, che concordano con quanto appuntato dagli assistenti sociali nella relazione redatta quel giorno stesso: Tanchis, ad esempio, nel verbale di sommarie informazioni parla di «un disordine diffuso composto da stoviglie non lavate e non riordinate e residui di cibo su alcuni piatti lasciati all’interno del lavandino e sul piano di lavorazione della cucina». Insomma, proprio quanto riportato dalla relazione a firma dell’assistente sociale Francesco Monopoli, contestata come falsa. E proprio le sit di Tanchis e Biccirè sono tra quelle di cui non c’è traccia nel fascicolo del pm e contenute in quell’unico dvd solo in formato word, non scansionato e senza firma. Ma non solo: stando all’informativa, la madre sarebbe stata vista in casa da una vicina di casa almeno un’ora prima della telefonata della bambina, presenza confermata anche dal padre. Una circostanza contraddetta, però, da quanto dichiarato dalla stessa madre al consulente tecnico nominato dal gip, così come dimostra la relazione da lui firmata e consegnata al giudice: «io non ero a casa quella sera lì, ero fuori perché ero più vicina al lavoro - si legge nel documento -. All’improvviso ero in autostrada e… erano i carabinieri che mi hanno detto che c’era la bambina da sola». Ma che la bambina fosse spesso da sola è circostanza riferita anche da alcune vicine, una delle quali, una notte, fu chiamata dalla stessa Martina, che lamentava di non trovare la madre a casa. Ma anche di questi verbali, denuncia la difesa, nel fascicolo del pm non c’è traccia.