Tra i parlamentari del Partito democratico i “No” al referendum del 20 e 21 settembre aumentano di giorno in giorno, facendo ipotizzare, più che una sconfitta della riforma sul taglio dei parlamentari, una resa dei conti in seno allo stesso Pd. Tra i “dissidenti” c’è Enza Bruno Bossio, deputata calabrese che giudica la riforma «zoppa» e polemizza con il segretario Zingaretti.

Onorevole Bruno Bossio, da cosa deriva il suo No alla riforma costituzionale?

La ragione è abbastanza semplice: è un taglio dei parlamentari senza nessun progetto di riforma costituzionale, che invece c’era nel referendum del 2016 in cui il taglio si basava sul superamento del bicameralismo. Questo è un taglio lineare che non garantisce nulla e si possono fare risparmi su tante cose ma non sulla democrazia. I parlamentari possono essere anche dimezzati, ma dentro un progetto organico di riforma costituzionale sia in termini di rappresentanza territoriale sia di funzionalità della Camere.

Non crede che in caso di approvazione della riforma poi arriveranno quei correttivi che lei auspica?

I patti sono stati stipulati con l’intera maggioranza di governo e le riforme si potevano fare prima, se non si sono fatte finora nulla garantisce che verranno fatte in futuro. Il No potrebbe essere uno stimolo affinché in futuro si adottino provvedimenti con una maggioranza tale per cui non ci sarà bisogno di referendum. Lo stato dell’arte è che questa è una proposta zoppa con un taglio lineare.

I dissidi nel Pd potrebbero mettere in difficoltà la tenuta dell’esecutivo?

Non credo che la tenuta del governo dipenda dalle intenzioni di voto degli esponenti Pd sul referendum, perché noi aspettiamo la direzione nazionale e vediamo quale sarà la decisione di maggioranza all’interno del partito. Anche nel movimento 5 stelle ci sono molti parlamentari che hanno dubbi su come sta evolvendo questo taglio dei parlamentari. Così come all’interno del centrodestra e quindi credo che in qualche modo possa non influire.

A settembre si vota anche per le regionali, sulle quali il Pd è compatto. Basterà a vincere la partita?

Sulle regionali ha inciso moltissimo l’emergenza Covid soprattutto per quanto riguarda i presidenti uscenti peserà molto la gestione dell’emergenza. La fiducia sarà molto condizionata da questo tipo di sentimento. Per quanto riguarda chi tenta per la prima volta di ottenere la vittoria, come Giani in Toscana, ci potrà essere una verifica più completa e in questo momento credo possiamo prevalere.

Un’eventuale sconfitta metterebbe in crisi la leadership di Zingaretti?

Credo che il problema nel Pd esista a prescindere dal risultato delle regionali e l’ho detto esplicitamente in altre situazioni. Il modo in cui Zingaretti sta governando il partito non è quello che serve al Pd. Dobbiamo avere la forza di portare avanti la linea fondativa del partito, che non è solo la vocazione maggioritaria a livello elettorale ma anche di aggregazione delle anime riformiste e progressiste del centrosinistra. Su questo Zingaretti non ce l’ha fatta, basti pensare all’incoerenza del voto sul rifinanziamento delle missioni in Libia, al quale io votato contro.

Crede che il segretario debba dimettersi?

Nel partito ci sono tante incongruenze ma l’errore più grave è l’incapacità di essere punto d’aggregazione e per questo ho chiesto un congresso “rifondativo” del partito nel quale, in caso, discuteremo di nomi.

Dopo la sconfitta alle regionali calabresi ora il centrosinistra rischia di perdere anche Reggio Calabria, assediata dalla Lega. Come finirà?

La Calabria è uno degli esperimenti negativi di Zingaretti, che pur di non far ricandidare Oliverio ha deciso di dare la leadership del centrosinistra a un signore che alla prima occasione si è dimesso. Nel frattempo il partito è stato commissariato sia a livello regionale che provinciale e la distruzione del Pd in Calabria, sul quale tra l’altro Zingaretti continua a non fare autocritica, ha portato a dare la Regione in mano al centrodestra e alla Lega. Il rischio che anche Reggio Calabria passi alla Lega esiste, io farò campagna affinché non accada ma sicuramente si è fatto di tutto perché non si ponessero degli argini al rischio.