Non sorprende lappello di Giuseppe Conte affinché M5S e Pd si presentino insieme alle elezioni amministrative: del resto, cosaltro potrebbe suggerire? Allo stesso modo è inevitabile che Matteo Salvini bocci lipotesi di un nuovo governo preconizzato da Silvio Berlusconi e insista invece su elezioni anticipate in caso di crisi. Anche lui: cosaltro potrebbe sostenere? Il copione della politica italiana procede nel modo usuale: leterna ripetizione del sempre uguale. Vale anche per il Piano da presentare - ultimi della lista e fuori tempo massimo - alla Ue per ottenerne gli stanziamenti: molte promesse, unite allincertezza sulle capacità di realizzazione. Il sempre uguale produce il continuo rinvio delle decisioni. Il ralenti che rasenta limmobilismo è figlio della mancanza della cosa più importante in politica: la capacità di progettare. A sua volta, prodotto di una ineluttabile coazione a vedere solo limmediato che impedisce di usare il mastice dellalleanza. Se ognuno pensa per se e fa prevalere il singolo interesse, nessuna intesa diventa possibile. Tranne quella posticcia della propaganda. Dunque il sempre uguale non è una condanna: piuttosto una scelta. Vale per lattuale maggioranza, nata sullabbrivio di uno stato di necessità: fermare lavanzata del Capitano e dei suoi pieni poteri. Il salto da necessità a progettualità non cè stato e adesso la mobilitazione contro il Nemico che nel frattempo si è fin troppo indebolito, appare stonata. Il risultato è che lalleanza Pd-M5S risulta priva del collante programmatico: insieme per fare cosa? Il nocciolo duro di incomprensioni che avvinghia la coalizione (?) al centro, si dipana come un inarrestabile morbo in periferia. Confondendo cittadini già frastornati da leadership regionali che non si riconoscono nelle dinamiche nazionali. Bel guazzabuglio. Che poi è la cifra anche del centrodestra. Salvini insegue il sogno delle elezioni perché le distanze con Forza Italia sullEuropa sono incolmabili e la competition con Fratelli dItalia è diventata strutturale. Come pure la Meloni e il Cav rimangono prigionieri della necessità di coltivare il loro orticello, grande o piccolo che sia. Ma lo schieramento che è maggioranza nei sondaggi come si comporterebbe una volta conquistato il potere? Che visione del Paese è in grado di proporre? Il sempre uguale si scontra con la realtà del nuovo mondo prodotto dal Covid. La distanza tra ciò che servirebbe e quello che viene sciorinato dal Palazzo e dintorni cresce. Non proprio un buon segno.