di Peppe Notartomaso* “Nessuno deve restare indietro” dice il governo. Andrebbe aggiunto: prima i poveri. Ma non v’è traccia negli atti dell’Esecutivo di una politica a sostegno delle fasce più vulnerabili, più fragili. L’Italia ha creato una nuova categoria di cittadini: i senz’acqua. Ebbene sì! Ci sono leggi che escludono dall’accesso all’acqua moltissime persone. Negli insediamenti informali, nei ripari di fortuna e in strada alloggiano in oltre 60mila tra bambini, malati gravi, disabili, anziani e persone in difficoltà, cui è negato l’accesso alla preziosa risorsa. Impossibile restare indifferenti alle tante storie di disagio narrate nell’articolo del 5 aprile 2020 apparso su l’Espresso intitolato “Acqua, cibo, salute: ora nei campi nomadi manca davvero tutto”, a firma di Dijana Pavlovic. Una lezione di umanità e di resistenza pacifica a una forma di prevaricazione di cui dobbiamo sentirci tutti responsabili. Ma non sono gli unici casi in cui noi italiani spingiamo proprio i più bisognosi ancor più nel degrado. Molti migranti, profughi e richiedenti asilo sono senz’acqua; lasciati in condizione di disagio e irregolarità formale, sono le prede di speculatori, che riescono a recuperare manodopera edilizia e per i campi agricoli a bassissimo costo. Nasce così il conflitto tra poveri: quando lavoratori, che hanno lottato per anni, per ottenere il riconoscimento di condizioni sociali minime, sono costretti a competere con persone migrate disposte a rinunciare a ogni pretesa pur di sfamarsi un minino. Il caporalato è un fenomeno noto contro il quale evidentemente non si fa abbastanza, se tanti giovani approdati in Italia con la speranza di aiutare la propria famiglia e se stessi sono finiti col vivere in baracche senza acqua e servizi igienici. Oggi con l’emergenza Coronavirus questi gruppi sono particolarmente esposti, poiché vivono in condizioni d’insicurezza: gli si chiede di lavare le mani per difendersi dal Covid 19 e gli si nega l’accesso all’acqua. Nessuno di noi è autorizzato a girarsi dall’altra parte e fingere di non sapere; dobbiamo decidere da che parte stare. Dobbiamo agire e dobbiamo farlo subito. L’articolo apparso su Il Dubbio l’11 marzo scorso dal titolo “L’acqua allontana il virus, ma ai poveri è negata e addio diritto di tutti alla salute”, a firma di Maurizio Montalto, ha il merito d’indicare la via che sia il governo sia il Parlamento possono seguire correggendo due leggi discriminatorie e risolvere queste criticità. La Rete a Difesa delle Fonti e del Diritto Umano all’Acqua, insieme al Movimento Kethane (rom e sinti in Italia), ha rivolto ai vertici istituzionali del Belpaese un appello, che va in questa direzione. Io sono dalla loro parte. *sindaco di Campodipietra (CB)