La Lombardia e il Piemonte chiudono anche gli studi professionali, compresi dunque gli studi legali, fino al 15 aprile. La previsione impone la “chiusura delle attività degli studi professionali salvo quelle relative ai servizi indifferibili e urgenti o sottoposti a termini di scadenza”. Cosa significhi, però, è difficile comprenderlo nella pratica. Gli avvocati potranno andare, da soli e dunque senza imporre la presenza anche eventuali dipendenti, nei propri studi a lavorare? Oppure, l’autocertificazione di spostamenti per ragioni di lavoro non varrà più per loro? Probabilmente, la lettura più plausibile è quella di disporre la completa chiusura al pubblico negli orari di ufficio degli studi legali e dunque la messa in ferie del personale di segreteria. Gli studi, però, potranno aprire per il lavoro dei singoli professionisti che devono svolgere atti urgenti. Una lettura più restrittiva ancora della lettera potrebbe addirittura essere che l’avvocato non possa più recarsi nel suo studio, anche da solo, per svolgere in loco gli atti - sia urgenti che non - per evitare troppi spostamenti, ma possa solo svolgere lì quelli urgenti e tutto il resto delle attività debbano essere svolte presso il proprio domicilio. Alcuni avvocati più tecnologici si sono dotati di supporti elettronici che permettono il lavoro da remoto, ma la maggior parte ha bisogno di recarsi in ufficio per avere a disposizione le pratiche e gli strumenti di lavoro, soprattutto ora che sta iniziando a mettersi in moto il sistema delle udienze in videoconferenza, che sono comunque da considerarsi servizi urgenti e indifferibili. LEGGI ANCHE | I protocolli di Milano, Roma e Napoli per le udienze da remoto La valvola di sfogo è prevista con la deroga alla chiusura per le attività “relative a servizi indifferibili e urgenti o sottoposti a termini di scadenza”. Però il punto rimane sempre lo stesso: ogni professionista, anche in questa fase di drammatica crisi, ha sulla propria scrivania questo tipo di atti da compiere, anche se non saranno certo la totalità del suo lavoro. La logica a guidare la scelta dei singoli avvocati ad recarsi nei propri studi dovrebbe essere il comune buon senso, dunque, come per altro già sta accadendo.Inoltre, resta da chiarire se il provvedimento riguardi davvero solo le due regioni del nord o la stessa previsione sia contenuta anche nel dpcm anticipato ieri notte dal premier Giuseppe Conte, di cui però non è ancora uscito il testo con l’elenco ufficiale delle attività chiuse.

GLI AVVOCATI

OCF ha scritto una lettera al ministro Bonafede per chiedere di non chiudere gli studi legali. «L’esclusione degli avvocati dalle categorie autorizzate a lavorare ancora potrebbe causare danni irreparabili», ha scritto il coordinatore Giovanni Malinconico. «Se la notizia risultasse confermata, gli Avvocati italiani e i loro collaboratori, non potendo ricevere alcuno e non potendo accedere ai propri studi (e quindi ai documenti e ai propri strumenti professionali) si troverebbero nella impossibilità di assicurare alle persone, alle organizzazioni e alle imprese la propria assistenza in quegli stessi affari che, pochi giorni or sono, il D.L. n. 18/2020 ha individuato tra le attività essenziali e indifferibili (e per la cui trattazione in modalità sicura è in corso una frenetica attività da parte di Codesto stesso Dicastero)», osserva ancora il coordinatore dell’Ocf. «Ma più ancora», prosegue la lettera a Bonafede, «da tale (ipotetica) esclusione, deriverebbe un gravissimo pregiudizio ai diritti dei cittadini e delle organizzazioni sociali e produttive del nostro Paese, conseguenza che aggiungerebbe, ai gravissimi danni che l’epidemia sta causando, un inammissibile arretramento della nostra civiltà giuridica». LEGGI ANCHE | La lettera di Ocf al ministro Bonafede

I COMMERCIALISTI

n merito alla chiusura degli studi professionali, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e contabili ha sottolineato in un comunicato stampa del 20 marzo 2020 che si renderebbe davvero difficile, se non a volte anche impossibile, svolgere a pieno il lavoro di Commercialisti. Pertanto, se gli studi professionali dovessero essere chiusi andrebbero contestualmente sospesi tutti gli adempimenti fiscali e amministrativi.