La ricetta contro il Coronavirus? Lambrusco e salame all’aglio di Ferrara, parola di Vittorio Sgarbi. «L’aglio colpisce il male e cancella il virus». Anzi, il “capravirus”: il critico d’arte più spietato d’Italia non risparmia neanche il Covid-19 e rispolvera il suo celebre leitmotiv per sfidare il panico da pandemia. Seppure la sentenza ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sembra confermare le peggiori previsioni sull'entità dell'epidemia, alcuni temerari del web non rinunciano ad archiviare il fenomeno come un raffreddore stagionale. «Le uniche zone che mi attraggono sono le zone rosse. Vorrei andare a Vo’ Euganeo», rincara Sgarbi via Facebook elencando gli splendori del paesino veneto tristemente noto alle cronache. Il disappunto, s’intende, riguarda soprattutto lo stop alla cultura messo in campo con la chiusura di musei, cinema e teatri. «Questo governo ha creato uno stile di vita inaccettabile», accusa Sgarbi alludendo alle restrizioni previste già dal primo decreto della presidenza dei ministri per contenere l’emergenza sanitaria. E sempre di stile di vita si tratta se il dibattito destinato a dividere l’Italia, infine riunita sotto l’insegna rossa dell’isolamento, è tutto concentrato sull’adeguatezza delle limitazioni prescritte. Troppo severe o in imperdonabile ritardo? Lo scontro dilaga sul web. Una battaglia, per la verità, valorosamente sostenuta dai più in poltrona e panciolle forzato: mentre qualcuno invoca il modello cinese, persino il futuro della democrazia non può dirsi al sicuro. Intanto con la stretta governativa alle attività commerciali e alla libera circolazione, all’allarme epidemiologico si aggiunge quello sociale, e sul web spuntano le teorie più strampalate e i primi scenari complottisti: «nel silenzio generale più di 20.000 soldati statunitensi stanno sbarcando in Europa per l’operazione “Defender Europe 20”, cosa ci stanno nascondendo?», scrive il filosofo Diego Fusaro. Secondo le fonti ufficiali si tratterebbe di un piano di esercitazioni militari della NATO previsto in aprile, ma da alcuni giorni circola attraverso una catena WhatsApp l’ipotesi del complotto: gli Stati Uniti organizzano un attacco alla Russia usando l’epidemia come copertura. Nel caos generale la parola d’ordine è “responsabilità” (ma senza cedere al panico), e anche l’imperativo assoluto si declina in formula social con il plauso delle celebrità - #iorestoacasa. I trend topic di twitter ci restituiscono gli umori di un paese sull’orlo di una crisi di nervi, con un rigurgito nazionalista che non tarda ad arrivare: ed ecco gli antieuropeisti in versione “allarmista” al grido di #italiexit. Per incontrare altri “scettici illustri”, coloro che minimizzano l’emergenza da Coronavirus paragonandola a una comune influenza, bisognerebbe volare oltreoceano - se si potesse - e varcare direttamente la Casa Bianca: ci è andato vicino l’ormai celebre virologo Roberto Burioni, che ha ammonito Donald Trump per un tweet dal tono rassicurante. «Lo scorso anno 37mila americani sono morti per la comune influenza. La media è tra i 27mila e i 70mila per anno. Nulla viene chiuso, la vita e l’economia vanno avanti», scriveva soltanto qualche giorno fa il presidente degli Stati Uniti mettendo in dubbio la gravità del contagio. Ora il Tycoon non minimizza più e chiude tutti i voli dall’Europa per un mese, per la buona pace dell’immunologo italiano che avvertiva «Mr President, sottovalutare questa malattia infettiva sarebbe un errore mortale». Trump non è l’unico a finire nel mirino dell’esperto virologo che fin dall’esplosione dei primi casi ha sfidato le resistenze della comunità scientifica nostrana. Anche Il re dell’avanguardia moderna e padre della Tesla, Elon Musk, sceglie infatti di andare controcorrente scatenando l’indignazione con un tweet lapidario: «il panico da coronavirus è stupido». Burioni non ci sta e replica: «L’epidemia di babbei è già una pandemia». A seguire, il silenzio.