Avete mai sentito parlare delle Isole Curili? In russo si chiamano Kurilskiye Ostrova, in giapponese Chishima- retto. Sono una catena di 56 isole che formano un arcipelago che si estende per 1200 chilometri e divide la punta meridionale della penisola della Kamchatka dalla punta settentrionale dell’isola di Hokkaido.

Natura ostile La catena di piccole isole é una delle zone piú instabili a livello geologico di tutto il pianeta. L’arcipelago intero comprende piú di 100 vulcani dei quali almeno 35 regolarmente attivi. Ma non finisce qui. Sotto il mare si estende una depressione tra le piú oscure, che supera i diecimila metri di profonditá.

I terremoti si potrebbe dire che sono all’ordine della settimana. E poi eruzioni vulcaniche. Maremoti con onde che nei giorni migliori hanno toccato l’altezza di sessanta metri e piú. Il clima é duro: inverni lunghi freddi e innevati, estati umide afose e cariche di nebbia. Da settembre a giugno potrebbe nevicare in qualsiasi momento e il paesaggio varia dalla tundra ghiacciata alle rigogliose foreste piú tipiche delle zone tropicali.

Terre contese Eppure queste isole, quattro nella fattispecie, sono contese da quasi tre secoli da Russia e Giappone. Caterina II la Grande nel lontano 1786 le dichiaró territorio russo. Nel 1855 si ebbe un primo accordo che divideva l’arcipelago in due influenze, quella nord controllata dalla Russia e quella sud dal Giappone. Venti anni dopo, le quattro isole contese passavano sotto il controllo giapponese in cambio della sola isola di Sakhalin ( considerata la piú ricca) in mano ai russi.

Nel 1905, a seguito della guerra russo giapponese e il trattato di Portsmouth, il Giappone si appropria anche di una parte dell’isola di Sakhalin. Ma alla fine della Seconda Guerra Mondiale l’ex URSS approfitta della posizione di forza e occupa militarmente le quattro isole. E siccome nel trattato del 1951 firmato da 49 paesi, che pone la parola fine alle dispute della Seconda Guerra Mondiale, le isole Curili vengono estromesse dagli accordi, ancora oggi la questione rimane aperta.

La situazione attuale Kunashir, Iturup, Shikotan e Habomai sono le quattro isole che fanno gola a Russia e Giappone. Dal 2013 ad oggi, Putin e il primo ministro giapponese Shinzo Abe si sono incontrati una ventina di volte per parlare delle Curili, senza mai raggiungere alcun accordo che soddisfacesse entrambe le parti. Durante l’ultimo G20 svoltosi proprio in Giappone qualche settimana fa, Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha protestato e dichiarato inaccettabile che sulla mappa giapponese figurassero anche queste quattro isole. Ma perché Russia e Giappone giocano al risiko da piú di un secolo con le Curili?

La prima ragione é la presenza di gas e risorse minerarie piuttosto rare, come il renio che é un elemento utilizzato per creare leghe che resistono ad altissime temperature. Il renio é fondamentale per la produzione dei motori degli aerei, per esempio, e il vulcano Kudryavy sull’isola di Iturup ne é particolarmente ricco. Poi perché l’arcipelago rappresenta il bastione perfetto per l’accesso all’Oceano Pacifico.

Dal 2016 infatti i russi hanno approntato diversi insediamenti militari autonomi, con aerei da combattimento e missili puntati verso le coste giapponesi. E ultimamente, con Trump alla Casa Bianca, il timore della Russia é che se le isole Curili cadessero sotto l’influenza giapponese, Shinzo Abe potrebbe permettere agli americani di approntare proprio lí delle basi militari.

Abitanti originari Ma chi vive su queste isole? Perché ogni contesa imperialista che si rispetti deve possedere un terzo incomodo. Gli Ainu, gli indigeni che originariamente hanno popolato l’intero arcipelago, sono il terzo incomodo. Pescatori e raccoglitori, animisti che credono che in ogni essere e in ogni cosa viva un dio o kamuy, gli Ainu posseggono una lingua e delle tradizioni uniche non facilmente assimilabili con la cultura giapponese o russa.

Raggiunta la pubertá, le donne Ainu iniziano a tatuarsi bocca e polsi, questi disegni simbolici sono un’opera che continua durante tutta la vita. Gli uomini invece, raggiunta una certa etá non si radono piú e posseggono barbe e capelli lunghissimi. Da pochi anni, gli Ainu che hanno resistito alle vessazioni alle discriminazioni e marginalizzazioni di Giappone e Russia, stanno iniziando a ricevere piccoli benefici e riconoscimenti in quanto minoranza etnica. Benefici che, come sempre accade, li ghettizzano dentro recinti per animali esotici.

Oggi si stima che ci siano tra i 25mila e 200mila Ainu tra l’isola di Hokkaido e l’arcipelago delle Curili, ma la maggioranza di questi é stata assimilata dalla societá nipponica e nemmeno è cosciente della propria origine. La Russia invece, che dopo la Seconda Guerra Mondiale ha deportato nei gulag moltissimi Ainu confondendoli con giapponesi e imponendogli nomi russi, stima di avere non piú di 109 Ainu tra la penisola della Kamchatka e l’arcipelago.