Nei giorni scorsi sui social girava un messaggio che accusava l’informazione di aver oscurato il caso di Bibbiano. Era un post molto sentito, molto emotivo. E diceva una marea di fesserie. In primo luogo l’accusa rivolta a giornali e tv. Se c’è infatti un caso che ha avuto una risonanza immediata, e fuori luogo, è stato proprio quello dell’inchiesta sull’affido di alcuni minori.

Il commento, condiviso da migliaia di persone, faceva riferimento a centinaia di bambini strappati ingiustamente alle loro famiglie. L’inchiesta di Bibbiano, chiamata dalla procura “Angeli e demoni” a uso e consumo del processo mediatico, in realtà riguarda solo 6 casi. Ma l’opinione pubblica, abilmente strumentalizzata, ha già deciso che le persone coinvolte nell’inchiesta a vario titolo siano mostri, persone orribili che andrebbero più che processate mandate alla ghigliottina.

La stessa sorte che è toccata al sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti: coinvolto nell’inchiesta con l’accusa di abuso di ufficio e falso in atto pubblico è invece diventato, anche grazie alle dichiarazioni del vicepremier Luigi Di Maio, il simbolo di un sistema corrotto con cui invece non c’entra nulla anche per la procura. Bene ha fatto il Pd di Zingaretti a querelare per diffamazione il vicepremier dei 5 Stelle. Ma forse anche il Partito democratico avrebbe dovuto non solo rifiutare qualsiasi accostamento tra l’inchiesta e il proprio simbolo, ma dire che un’inchiesta non è una condanna e che soprattutto su temi così delicati bisognerebbe essere molto, ma molto cauti.

Così non è stato. La conferenza stampa organizzata dalla procura di Reggio Emilia è diventata subito spettacolo, titoli sparati a tutta pagina. Si voleva l’orrore, il sangue, e si è fatto di tutto per costruirlo.

Emblematici i titoli sul cosiddetto elettrochoc, in realtà un macchinario - riconosciuto dalla comunità scientifica - che non infligge scosse al paziente, ma emette suoni e vibrazioni che servono a stimolare i ricordi.

Bastava leggere le carte. Ma in pochi anche nelle redazioni lo hanno fatto. Per chi ha avuto la pazienza di visionare le 270 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare la decisione del riesame di scarcerare Claudio Foti non è una sorpresa. Ma paradossalmente i giudici si basano sui fatti. Il processo mediatico no. E sarà difficile far cambiare idea a un’opinione pubblica sempre alla ricerca di qualcuno da linciare. Non si sa nulla o si sa male, ma ci si sente in dovere di aizzare la folla. Lo ha fatto anche Laura Pausini: «Mi sento incazzata e impotente», ha scritto chiedendo ai suoi fan di prendere posizione. Una volta che si è creato il mostro è difficile rinunciarci.